La pandemia di coronavirus, tra le altre cose, ha portato in scena la festa dello sciacallaggio. E se il leader indiscusso appare essere ancora Matteo Salvini, Alessandro Di Battista non vuole essere da meno e prova a insidiare la prima posizione. L’ex Movimento 5 Stelle ha infatti pubblicato un intervento sul Fatto Quotidiano per perorare la causa del “No al MES”, e Alessandra Cuzzocrea su Repubblica fa sapere che la mossa non è stata granché apprezzata: “Ci sono molti eletti arrabbiati con Di Battista. ‘Il metodo degli appelli con le liste è divisivo e poco corretto’, dice Crimi. E la fichiana Gilda Sportiello, in una chat comune, non esita a definire Di Battista uno ‘sciacallo al pari di Salvini'”. Ecco, dunque. Sentenza è data.
Intanto, oggi dovrebbe essere espulso il senatore Mario Giarrusso, che non ha restituito la parte dello stipendio promessa. E dai probiviri dovrebbe partire una procedura di sospensione nei confronti dei 4 europarlamentari ‘sovranisti’: Corrao, D’Amato, Pedicini ed Evi che per la seconda volta – dopo il no alla von der Leyen – non hanno rispettato la decisione del gruppo. Anche La Stampa – ripresa da nextquotidiano – racconta lo stesso aneddoto in un articolo in cui si parla del soccorso di Forza Italia al governo in caso di no al MES da parte dei grillini.
Sul Mes Conte ha ribadito di non fidarsi: “Valuteremo i dettagli di questa nuova linea di finanziamento al momento opportuno, con una discussione trasparente in Parlamento”. E a quel punto in Parlamento, se il voto dovesse essere sull’attivazione, potrebbe succedere qualsiasi cosa. Le premesse ci sono state in questa settimana. L’agitazione della fronda sovranista dei 5 Stelle che sul Mes ha costretto Conte alle acrobazie. Silvio Berlusconi che strappa con gli alleati e si dichiara favorevole al fondo. Ma non solo….
Importante è anche l’intervista al quotidiano Il Giornale, in cui il premier riconosce “l’opposizione costruttiva” di Fi, nello stesso giorno in cui Alessandro Di Battista sul Fatto torna a tuonare contro l’Europa, chiede a Conte di non firmare nulla e di guardare piuttosto al rapporto privilegiato costruito con la Cina.
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