Ricordate quando Soros era il bersaglio numero uno dei complottisti? Passato remoto. Il presente ha un altro nome, ed è il coronavirus ad averlo elevato al grado di nemico pubblico numero uno dei cospirazionisti: si chiama Bill Gates. Già. E qual è la pista da seguire per attaccare il patron e cofondatore di Microsoft? Bill Gates, come è ormai a tutti noto, tenne un breve ma fulminante intervento a un evento Ted del marzo 2015 intitolato “La prossima epidemia? Non siamo pronti”. Come ricorda Repubblica, nel suo discorso l’inventore di Windows raccontava che se nel 2014 avevamo evitato un’orribile epidemia globale di ebola con molta fortuna e grazie a migliaia di operatori sanitari che si erano immolati in contesti incredibilmente drammatici, in futuro sarebbe potuto capitare qualcosa di peggiore per cui non avevamo ancora compiuto le giuste scelte sanitarie. Quel virus è arrivato, si chiama Sars-CoV-2, provoca una sindrome battezzata Covid 19 e ha già ucciso 165 mila persone nel mondo. E i complottisti si chiedono: è la profezia di una persona intelligente che sa vedere oltre il proprio tempo sulla base di esperienze e dati accumulati negli anni, o è perché sa qualcosa e ha qualche interesse in merito? Per loro, ovviamente, è la seconda opzione.
Secondo un’indagine condotta dal New York Times insieme a Zignal Labs, una società specializzata nell’analisi dei media, proprio Bill Gates – colui che ci aveva avvisato per tempo e i cui consigli avremmo forse dovuto seguire – è diventato nelle ultime settimane il principale bersaglio delle teorie cospirazioniste che circolano sui social media così come in tv. Scrive Repubblica: “Ce n’è un po’ per tutti i gusti: lo si accusa di aver fabbricato in laboratorio il Covid 19 (che non è il virus ma la malattia, vale la pena ripeterlo per maggiore chiarezza) così da poter speculare su un vaccino, di far parte della solita società internazionale che intende sterminare l’umanità resuscitando perfino i suoi rapporti con l’ex magnate suicida condannato per pedofilia Jeffrey Epstein o di voler costruire una società basata sulla sorveglianza sfruttando la scusa della pandemia per impiantare microchip in mezzo mondo”.
Che poi quella dei microchip, se ricordate, è proprio una fissa per questi cospirazionisti. Il 64enne imprenditore, che già lo scorso gennaio aveva donato 10 milioni di dollari per la ricerca di un vaccino tramite la sua Bill & Melinda Gates Foundation appena aumentati a 250 milioni, stimola la fantasia dei più audaci e ridicoli dietrologi. Secondo il NYTimes e Zignal Labs teorie che accomunano Gates al virus hanno avuto 1,2 milioni di menzioni in tv e sui social media fra febbraio e aprile, il 33% in più della seconda panzana, quella appena citata e relativa al 5G. Nel mese in corso, le citazioni sono circa 18 mila ogni 24 ore.
La circolazione appare senza soluzione di continuità su tutti i canali: dai video su YouTube ai post su Facebook e Twitter. E in questo senso, poco sembrano potere i sistemi di penalizzazione dei contenuti e di fact checking predisposti dalle piattaforme per contrastare la diffusione di falsità e veri e propri castelli di fandonie. Insomma, Bill Gates è il nuovo George Soros. Le dieci clip cospirazioniste che citano Bill Gates su YouTube hanno raccolto quasi cinque milioni di visualizzazioni fra marzo e aprile. Questo flusso sarebbe alimentato da flotte di no-vax, membri del gruppo QAnon e polemisti di estrema destra.
La prima menzione di una qualche cospirazione si registra il 21 gennaio, secondo l’analisi del Times. Uno youtuber collegato al gruppo degli ultracomplottisti QAnon, gli stessi che suggeriscono la candeggina per curarsi dal virus, si è detto convinto che Gates sapesse della pandemia in arrivo, almeno a giudicare da un brevetto per un vaccino del Pirbright Institute, un gruppo britannico finanziato dalla Gates Foundation. Peccato che quel vaccino non c’entrasse nulla con Sars-Cov-2 ma riguardasse un’altra influenza aviaria. Il sito Infowars ha ripreso l’accostamento e da lì le teorie complottiste hanno iniziato a diffondersi e moltiplicarsi. Quindi la raccomandazione è sempre valida: informarsi, documentarsi per bene e non cedere a facili dietrologie che scorrono sui social. Dietro a quelle c’è il vero interesse.
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