Di giorno in giorno emergono storie sempre più agghiaccianti sulle Rsa lombarde durante la piena emergenza per la pandemia di coronavirus. Selvaggia Lucarelli, su TPI, ha raccontato quella di Maura, la quale giustamente ora pretende verità, e la esige non solo per la madre, ma soprattutto per gli altri. La Rsa in questione è ancora l’istituto Palazzolo, “al centro di una denuncia da parte di 18 dipendenti e di un’indagine della Procura di Milano. La madre di Maura, Luciana, era lì dentro da 5 anni e lì dentro è morta il 26 marzo”, scrive la Lucarelli. E Maura spiega: “Si trovava nel reparto Montini 1, nel piano non protetto. A fine febbraio sono andata come sempre a trovarla e ho trovato i blocchi all’ingresso per i parenti, da parte di personale senza mascherine. Per me è stato l’inizio di una salita, perché mia madre non poteva comunicare, quindi dovevo confidare nelle loro comunicazioni”.
“Mi chiama un’operatrice il lunedì seguente e mi rassicura: ‘Sua mamma sta bene, mangia, non si preoccupi!’. Mi sono incazzata come una bestia perché mia mamma da due anni era attaccata alla flebo e non ‘mangiava’. Ho detto ‘Lasciando stare il lato umano, vi do 2.500 euro al mese perché mia mamma sia accudita, pretendo che chi mi chiama sappia almeno chi è mia madre, altrimenti fate a meno di chiamarmi perché di essere presa per il culo non mi va!’. Una cosa davvero assurda”, racconta Maura a Selvaggia Lucrelli.
“Il primo marzo mi chiamano di nuovo dalla Rsa: ‘Sua madre è stabile’. Il lunedì dopo: ‘Sua madre è stazionaria’. Il lunedì dopo ancora: ‘Sempre stazionaria’. Il 23 marzo leggo sui giornali dei 18 operatori che avevano denunciato la direzione del Palazzolo. Non mi chiama nessuno. Io allora tempesto di telefonate l’istituto: rispondono, ma appena mi passano il reparto mi buttano giù il telefono. Mio marito il 24 marzo va dai carabinieri per un’altra questione, parlando con un carabiniere anche di quello che stava succedendo con mia madre al Palazzolo, lui gli dice che se al Palazzolo continueranno a non dargli notizie di sua suocera, manderanno dentro una pattuglia dei carabinieri”.
“Il 25 marzo, parlo finalmente col reparto. Mamma è stazionaria, mi tranquillizzano. Io però dico che ho letto i giornali, chiedo anche la situazione col Coronavirus lì dentro alla Rsa. ‘Non possiamo dirle niente, deve parlare con la caposala’, mi rispondono. Ovviamente non la trovo mai. Finché poi non arriva la telefonata del medico il giorno dopo, alle 8 del mattino: ‘Sua madre è morta, ma le assicuro che non è mancata per Coronavirus, da qualche giorno sua madre stava peggio’. Peccato che mi dicessero sempre che era stabile”.
Conclude Maura: “Mi chiedo cosa sia successo là dentro. E dico una cosa: per mia madre la morte forse è stata una liberazione dopo due anni allettata in quel modo, ma lì dentro c’erano persone che stavano in condizioni di vita più che accettabili, persone per cui la trasparenza avrebbe potuto fare la differenza più che per mia madre, forse. Io parlo e denuncio per loro più che per me, queste persone e i loro parenti meritano la verità”.
Ti potrebbe interessare anche: “Sei uno sciacallo come Salvini”. M5S, deputati e elettori contro Di Battista