La app Immuni, che servirà per il contenimento e la lotta al coronavirus, ha aperto più di un dibattito in Italia. Dalle fila del governo ora a parlarne è Di Maio, il quale prova a tranquillizzare la popolazione. Nel farlo, rivela una delle più grandi contraddizioni, ossia il rapporto degli italiani con i social: “In questo Paese ci facciamo geolocalizzare anche quando dobbiamo ordinare una pizza o un panino con una app, ci facciamo geolocalizzare da tutti i social del mondo e gli diamo tutte le autorizzazioni, ma ora facciamo una app, che è facoltativa e non prevede penali per chi non la usa, e scoppia la polemica sulla privacy e scoppia proprio su quei social a cui abbiamo dato l’autorizzazione a trattare tutti i nostro dati personali”.
Il ragionamento di Di Maio non fa una piega, e proprio questa è la motivazione che molti esperti stanno cercando di far capire alla popolazione spaventata per il rischio della propria privacy. Conclude il ministro degli Esteri a Sky Tg 24: “Lo dico con ironia perché è un dibattito un po’ singolare”. L’app Immuni per il tracciamento contatti coronavirus seguirà il modello più protettivo della privacy (“decentralizzato”), che è anche quello voluto da Google e Apple. Una scelta ormai definitiva, a quanto apprende Il Sole24Ore da tutte le fonti direttamente impegnate sull’app. E anche obbligata.
Per due motivi: “Per tutelare con maggiore forza la privacy e la sicurezza dei dati; per avere un’app che vada al meglio, dato che non rispettare le indicazioni di Apple-Google significava probabilmente condannarsi a mal funzionamenti. I cellulari generano al proprio interno, con l’app, un proprio identificativo anonimo. Se lo scambiano ogni volta che entrano in contatto (via bluetooth). Ogni cellulare contiene la lista di questi codici anonimi. I giochi cominciano quando un operatore sanitario trova un caso di coronavirus. Allora permette al paziente di caricare su un server questi identificativi anonimi con cui il suo smartphone è entrato in contatto”.
Il server manda a tutti gli smartphone dotati di app la lista dei codici. “Se l’app riconosce il proprio in quella lista manda la notifica all’utente (del tipo: ‘Sei stato vicino a un contagiato da covid-19 per un tempo e una distanza sufficienti dal permettere l’infezione’; dà quindi istruzioni su cosa fare, ma su questo aspetto il Governo deve ancora decidere).
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