Giorni di proteste feroci, queste, dopo l’annuncio del premier Giuseppe Conte sull’inizio della cosiddetta Fase 2. Con le opposizioni, in particolare Matteo Salvini e Giorgia Meloni, a gridare rabbiose tentando di trascinare in piazza, in barba alle norme per contenere possibili contagi, i cittadini insoddisfatti. Ma cosa succederebbe davvero se, da un giorno all’altra, si riaprisse l’intero Paese, scuole incluse, facendo anche marcia indietro sullo smart working?
A fornire la risposta sono stati gli esperti del comitato tecnico-scientifico, che al governo hanno fornito un quadro preoccupante: 151 mila persone in terapia intensiva, con un totale di ricoveri a fine anno a 430 mila. E che cosa, invece succederebbe se a rimanere chiuse fossero solo le scuole? I ricoveri in terapia intensiva, nel momento di picco, potrebbero essere 109 mila, con un totale a fine anno di 397 mila. Dati che spaventano e fanno riflettere.
No alla riapertura di scuole e no alle messe: sì, invece, a tre «variabili determinanti per contenere il valore di R0 sotto a 1 che sono: 1. il rispetto delle raccomandazioni dei sistemi di trasporto; 2. la raccomandazione all’uso delle mascherine per comunità in tutti i luoghi pubblici confinati (le cui caratteristiche saranno approfondite in uno specifico documento in corso di emanazione) da parte di tutta la popolazione; 3. il mantenimento del distanziamento sociale e dell’igiene frequente delle mani e ambientale in tutte le attività”.
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