L’effetto Covid-19 si abbatte sull’economia italiana. Il Pil del primo trimestre del 2020 è crollato del 4,7% rispetto agli ultimi tre mesi del 2019, e tra gli inoccupati e le persone che non cercano lavoro, la fotografia dell’Istat rispetto all’economia italiana e al mondo del lavoro non concede barlumi di speranza. A soffrire maggiormente degli gli effetti della economici e sociali della crisi saranno le donne: basta pensare che a partire dal 4 maggio, data in cui si uscirà dal lockdown, la quota maggiore delle persone che tornerà a lavora sarà composta da uomini, contro le donne che saranno costrette a restare a casa a badare ai figli visto che le scuole resteranno chiuse. Praticamente ci si ritroverà in un paese che sembrerà quello di mezzo secolo fa: lui in cantiere, in fabbrica, in ufficio, e la donna a casa a badare alla prole. Secondo il direttore del Censis, Massimiliano Valerii “Questo è solo un quadro parziale, la situazione è destinata inesorabilmente a peggiorare”. In un intervista con la Repubblica, il direttore del Centro studi di investimenti sociali ha lanciato l’allarme sul quadro sociale ed economico che si prospetterà nei prossimi mesi in Italia.
La fascia che normalmente viene sempre più penalizzata nel mondo del lavoro sono le donne, Che anche questa volta saranno tra le categorie che subiranno maggiormente gli effetti della crisi economica: “Si rischiano passi indietro. Le donne saranno poste nuovamente davanti alla scelta tra la famiglia, i figli o il posto di lavoro. Un dilemma che rischia di portarci al passato – ha affermato Valerii a la Repubblica -. In questo periodo di emergenza e di isolamento sono le donne a aver sofferto di più. Lo smart working per loro è una trappola, le incatena in casa e aumenta il loro impegno tra lavoro e figli. Durante la crisi ci siamo concentrati sull’emergenza sanitaria senza nessun accenno alle problematiche socio-economiche. Non ci siamo resi conto che la pandemia e la crisi avranno conseguenze devastanti sull’impatto demografico, sulle nuove povertà e sull’aumento della disoccupazione. Soprattutto di quella femminile”.
Un altro settore che accuserà il colpo degli effetti del cambiamento del lavoro è quello dei servizi. Secondo il direttore del Censis, “Bisognerà affrontare il tema, urgente, di una desincronizzazione dei tempi collettivi”. In base alle misure di distanziamento sociale, secondo Valerii sarà necessario pensare a una differenziazione degli orari di entrata e uscita dagli uffici e dalle attività commerciali, così come del numero dei giorni che compongono la settimana lavorativa.Un mondo del lavoro destinato a cambiare
Sia per gli effetti della crisi economica provocata dalla pandemia del coronavirus, sia per la necessità di tutela della salute dei dipendenti, “Le ripercussioni riguarderanno in maniera diversa due grandi settori. Il primo, quello manifatturiero, da tempo anche in Italia aveva intrapreso la via dell’automazione – ha affermato Valerii-. Nell’ultimo anno nel nostro Paese sono stati impiegati nelle fabbriche più di diecimila robot, la metà rispetto a quelli utilizzati in Germania, ma il doppio della Francia. L’eredità che ci lascerà l’epidemia del Covid-19 sarà di un maggiore uso dei robot nelle industrie. Perché? Non possono ammalarsi e costituiscono quindi una garanzia. Si porrà a quel punto un altro problema: come riconvertire tutti gli operai che perderanno il lavoro?”.
Il direttore Valerii ha pensato anche alle vere soluzioni per far ripartire l’economia del paese, che non può basarsi di soli sussidi perché controproducente: “Chi governa il Paese deve comprendere che non si può immaginare un futuro basato sui sussidi. Finora si è pensato ai bonus, alla cassaintegrazione, agli strumenti di sostegno, ma non agli investimenti. Concedere sussidi ripaga, nell’immediato, sul piano del consenso. Pensare a un piano di investimenti no. Ma non è questo l’atteggiamento che serve al Paese”.
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