Un’Italia sempre più povera, sempre più bisognosa di aiuti e di attenzioni. Con le famiglie in coda fuori dalle mense, nei punti dove si distribuiscono beni di prima necessità, alla ricerca di soluzioni per far fronte a spese che, mentre il lavoro si è fermato, continuano a esigere pagamenti puntuali e salati. Una fotografia drammatica, quella scattata dal Censis sul Bel Paese a ridosso dell’inizio della Fase 2. Una tragedia sociale che porta con sé una conseguenza terribile: la nascita di una nuova classe di bisognosi.
Soltanto nel periodo che va dal 9 al 24 aprile 2020, stima il Censis, la Caritas ha visto arriva nei suoi centri 38.580 persone che chiedevano aiuto. Il 105% in più rispetto alle settimane precedenti al lockdown, un nuovo esercito di indigenti che si è sommato a quello già esistente. Si tratta di italiani e stranieri che avevano lavori stagionali e occupazioni precarie, piccoli commercianti, operai edili, collaboratrici domestiche, persone con già delle difficoltà e che sopravvivevano grazie a dei lavori saltuari. Un’Italia già al limite che si è trovata precipitata in un incubo.
Nei mesi di gennaio e febbraio erano state già 19 mila le persone che si erano rivolte alla Caritas per la prima volta, sommandosi agli oltre 2oo mila poveri già assistiti ogni anno. Ad aprile il numero è cresciuto fino a toccare quota 38.580. Dati impietosi che si aggiungono a quelli forniti da Coldiretti, che ha parlato di circa un milione di nuovi poveri a causa della pandemia.
23 mila, invece, i contatti in più registrati dalla Caritas per il supporto psicologico. Il segno che non è solo il portafogli, sempre più vuoto, a condizionare la vita degli italiani in questi mesi tormentati: persone che sono alla ricerca di conforto, che hanno perso un lavoro, un parente caro, una quotidianità che sperano possa tornare il prima possibile. In mezzo a tanto dolore un segnale positivo: la crescita di quasi il 60% dei nuovi volontari under 34. Il segno di una solidarietà che non si spezza, in un’Italia ancora dal cuore grande.
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