Una rincorsa alla piazza disperata, onde evitare che i sondaggi, già non bellissimi, possano addirittura peggiorare. Il bisogno urgente di tornare nei luoghi della propaganda, perché le conferenze stampa, le dirette social e i tweet sono piccole boccate d’ossigeno per un mondo, quello sovranista, con il fiato molto corto. E così Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno fatto a gara per intestarsi una manifestazione, quella del 2 giugno a Roma, che non si è capito nemmeno bene a cosa servirà. “A dar voce agli italiani in difficoltà”, in teoria. Un po’ quello che sta facendo in fondo il governo riaprendo il Paese in barba agli appelli degli scienziati.
I motivi, tutto sommato, contano poco o nulla. L’importante è esserci e presto. Perché Conte, l’odiato premier, continua a far valere la sua supremazia negli indici di gradimento, mentre il Partito Democratico, dato per elettoralmente morto fino a pochi mesi fa, è tornato minacciosamente alla carica. Beffa delle beffe, a Berlusconi è bastato prendere le distanze dal duo sovranista per ritrovare di colpo una parte dei suoi vecchi fedelissimi che gli avevano voltato le spalle. La piazza, insomma, è questione di sopravvivenza e va subito riconquistata.
Poco importa anche che l’unico precedente registrato in questi giorni non sia proprio incoraggiante: i neofascisti di CasaPound hanno sfilato a Roma in mascherina tricolore, mettendo a bilancio meno di 200 partecipanti di cui oltre 50 identificati dalle forze dell’ordine. Pazienza. Il coronavirus ha messo a nudo i limiti di un’opposizione disarmata di contenuti da opporre all’azione di governo. La Lega, in particolare, si è ingarbugliata in una matassa di teorie cospiratorie sulle origini della pandemia, battaglie fasulle per la terapia al plasma, attacchi alla regolarizzazione dei clandestini e chi più ne ha più ne metta. Alla Meloni è andata meglio solo perché ha mantenuto una cautela maggiore nella selezione dei contenuti da pubblicare.
Emblematica, in questo senso, la vicenda Silvia Romano, sulla quale i due sovranisti si sono tuffati a bomba speranzosi di aver trovato, finalmente, un terreno di battaglia favorevole. Dimenticando completamente, per giorni, le difficoltà di un Paese alle prese con una sfida titanica. E sottolineando, ce ne fosse ancora bisogno, la totale incapacità di fornire contenuti politici utili alla collettività. Ecco, il segreto dell’appeal del presidente Conte probabilmente si spiega, almeno in buona parte, così: contrappone qualche lampo al vuoto totale in cui sguazzano i suoi rivali.
Il coraggio di Conte: ha riaperto l’Italia sfidando il parere degli scienziati