La necessità di riaprire fabbriche e attività commerciali, con un’epidemia ancora in atto. Dopo due mesi di lockdown, è partita oggi la fase 2 in Italia, ma come consigliano gli esperti non bisogna abbassare la guardia dal Covid ancora in circolazione. “Il tentativo va fatto, la gente non ne può più di stare in casa, molte attività economiche rischiano di morire, e muore anche chi ci lavora. Se l’apertura avviene è perché non ci sono alternative, ma dobbiamo viverla con il massimo senso di responsabilità nei nostri comportamenti”. Sono le parole di Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, che in un intervista con Repubblica ha lanciato l’allerta sui rischi di una ripartenza troppo anticipata rispetto alla diffusione del virus. Dunque il professor Galli non lo nega: gli elementi di rischio nell’apri tutto di oggi esistono, anche al di là del metro di distanza nei bar e nei ristoranti. “Il rischio di una seconda ondata dell’epidemia non è una cosa che dico io, ma è un’ipotesi che spaventa l’Organizzazione mondiale della sanità – ha spiegato il professore -. C’è stata in altri Paesi che hanno aperto, anche se non ha portato situazioni drammatiche. Ora l’abbiamo deciso anche noi, per motivi di assoluta necessità. Siamo di fronte a un esperimento di riapertura che si fonda principalmente su mascherine e distanziamento”.
“Ci deve preoccupare il fatto che molte persone si siano chiuse in casa, l’8 marzo, con l’infezione. E l’hanno trasmessa in famiglia. Sappiamo che i positivi sono dieci volte tanto quelli trovati – ha affermato Galli -. Ora tutti usciranno di casa, senza avere una diagnosi definita e precisa. E questo potrebbe far aumentare il numero dei contagiati. Se ogni giorno vediamo molti casi in Lombardia è perché finalmente molte persone stanno ottenendo un tampone, non sono nuove infezioni, ma la coda di quello che non si è visto”. Il professore ha aggiunto che ancora non esiste un vero e proprio sistema sicuro di prevenzione, ma secondo la sua opinione, al momento resta di fondamentale importanza che ogni cittadino si senta responsabile e continui ad attuare meticolosamente le regole del distanziamento sociale.Abituarsi da subito ad una convivenza con il virus
“In una situazione tecnicamente ideale, prima dell’apertura ci sarebbero dovute essere altre cose. Ma nella situazione reale, dobbiamo fare il tentativo di adeguarci a una convivenza con la malattia – ha spiegato Galli -. Secondo il direttore, il luogo di maggiore contagio è il contesto familiare: “Il rischio è che si prenda il virus fuori e lo si porti in casa. Anche le aziende possono esserlo, molte si sono attrezzate autonomamente per limitare i focolai”, ha spiegato Galli. Il virologo ha raccontato di essere finalmente uscito di casa dopo due mesi di quarantena: “Ero con mia moglie per una passeggiata al parco, e ho trovato moltissime persone in giro, e questo non mi stupisce. È normale che la gente sia ormai portata a farlo, anche se benissimo non va: ho visto tanti giovani in gruppo, più o meno ammassati, qualcuno senza mascherina. Questo non va bene”.
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