Alla fine la fumata bianca è arrivata: Italia Viva si è schierata dalla parte di Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia contro il quale il centrodestra e +Europa avevano presentato due distinte mozioni di sfiducia. Un sì arrivato dopo tanti patimenti, con l’incertezza a far lievitare il termometro della tensione tra le file giallorosse in vista del voto. Le nubi si sono diradate solo quando l’ex premier ha preso la parola in Senato per spiegare che non ci sarebbero stati scherzi. “Si va avanti uniti”. Anche se le nubi non sono del tutto diradate e il futuro non è ancora roseo.
A raccontare il modo, tortuoso, attraverso il quale si è arrivati alla pace armata è l’Huffington Post: d
ecisivo il faccia a faccia delle ore precedenti al voto tra Giuseppe Conte e Maria Elena Boschi, nascosto dai rispettivi staff attraverso i quali non è mai giunta conferma ufficiale. La capogruppo di Italia viva era uscita molto soddisfatta, sbloccando la trattativa. A quel punto che il premier ha deciso di sciogliere la personale riserva e sedersi nell’aula del Senato accanto al suo ex allievo e ministro della Giustizia.La presenza del premier è stato il modo per ribadire il sostegno al suo Guardasigilli, sapendo già di non rischiare più di tanto. Ma anche un modo per riconoscere politicamente Renzi e il suo intervento, assicurandogli con i fatti quel riconoscimento politico del quale Italia Viva aveva fatto richiesta. A sbloccare la trattativa, il momento in cui Conte, dopo essere stato in contatto costante con via Arenula, ha potuto assicurare alla plenipotenziaria di Renzi il segnale politico sulla giustizia tanto atteso.Una delle accuse di Italia Viva al ministro era stata nei mesi quella di perseguire un’agenda esclusivamente grillina. Sulle riforme il Guardasigilli ha quindi assicurato che è “consapevole che occorre un confronto con le forze della maggioranza costante e approfondito, e una leale collaborazione”. Quello, secondo gli esponenti del partito di Renzi, sarebbe stato il passaggio fondamentale. I renziani hanno poi forzato la mano anche sull’agenda di governo, anche se non è chiaro se Conte stilerà un documento programmatico come richiesto dall’ex rottamatore.
Il Senato salva Bonafede: respinte entrambe le mozioni di sfiducia