Giuseppe Conte dice ancora una volta no al Mes, il Fondo Salva-Stati che rientra nel piano di aiuti lanciato da Bruxelles e che però continua a non convincere il premier, che preferirebbe misure più incisive. In un’intervista al Corriere della Sera durante la quale ha aperto anche al piano choc per i cantieri presentato da Renzi, il presidente del Consiglio ha spiegato in maniera chiara: “Il Mes è un prestito. Se chiedo in banca 37 miliardi poi li devo restituire”. Sottolineando così, ancora una volta, come ritenga lo strumento inefficace per affrontare un’emergenza così forte.
Conte ha invece espresso apprezzamento per l’accordo sui 500 miliardi del Recovery Fund: “Una svolta importante, perché la Germania ha fatto un passaggio di portata storica. Accetta la logica del debito comune europeo e addirittura accetta la proposta condivisa con la Francia, che ci siano contributi a fondo perduto fino a 500 miliardi. Il Mes non è il mio obiettivo anche per una questione di consistenza, al di là delle condizionalità e delle sensibilità politiche interne. Non è una soluzione”.
Un modo per rispondere anche a quelle critiche provenienti dalle opposizioni secondo le quali, alla fine, il Recovery Fund avrebbe avuto tempistiche così lente da spingere l’Italia, piuttosto, ad accettare i fondi del Mes, soluzione auspicata d’altronde già sia da diversi esponenti del Partito Democratico che da Forza Italia. Per Conte, invece, è giusto continuare il braccio di ferro con i “rigoristi del Nord”, guidati dall’Olanda, per strappare uno strumento nuovo e più incisivo.
Conte ha anche parlato dei tanti “sacrifici fatti dagli italiani hanno permesso al Paese di uscire dal lockdown e di procedere alla riapertura della maggior parte delle attività commerciali, a cominciare proprio da quelle che hanno fatto registrare un più alto numero di ore di cassa integrazione. Penso, per esempio, ai settori dell’abbigliamento e della ristorazione. L’impegno del governo per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro è massimo”.
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