Con l’inizio della Fase 2, la lista dei prodotti introvabili nell’era della pandemia si allunga con una new entry del tutto inattesa: le biciclette. Il boom di richieste per modelli tradizionali ed elettriche, potrebbe valere un +60% di vendite a maggio. Un inchiesta di Repubblica ha spiegato che con i mezzi pubblici che viaggiano a capienza ridotta e le auto a rischio-traffico, le due ruote stanno vivendo un momento d’oro in tutto il mondo: il mercato negli Usa è raddoppiato a marzo, gli ordini per le mitiche Brompton (le pieghevoli inglesi da pendolari) sono quintuplicati ad aprile. Google ha registrato un aumento del 145% delle ricerche per “Best e-bikes”.
“Una folla così in negozio non l’avevo mai vista”, ha raccontato a Repubblica Davide D’Alto. Bike Republic, il suo negozio sul Naviglio Grande a Milano, ha riaperto il 6 maggio. “E in dodici giorni – ha detto il commerciante – ho venduto come in aprile e maggio dello scorso anno”. Anche nell’angolo “ciclismo” del Decathlon di Piazza Cairoli a due passi dal Duomo, dopo due giorni di assalti all’arma bianca dei clienti, ha dato via anche molti dei modelli in esposizione: “Ce lo immaginavamo visto che gli acquisti online durante il lockdown erano cresciuti a tre cifre”, spiegano i portavoce della catena francese. “Tutti i nostri associati ci segnalano un’impennata della domanda, anche al netto degli incentivi del decreto Rilancio” ha confermato Paolo Magri dell’Associazione nazionale ciclo motociclo accessori (
Ancma). E il boom di richieste per modelli tradizionali e “cugine” elettriche – calcola la Confindustria del pedale – potrebbe valere un +60% di vendite a maggio.
Mattia Bonato, presidente di Assobici e rappresentante della quinta generazione del marchio Rossignoli, ha spiegato il motivo dell’improvviso boom italiano: “Da noi ci sono tre fattori a spingere il mercato delle biciclette. I 500 euro di incentivi (con un massimo del 60% della spesa) garantiti dal governo sono quello meno importante”, ha assicurato Bonato. A puntellare la domanda sono i due mesi di chiusura dei negozi “ma soprattutto la paura di prendere i mezzi pubblici” nell’era del virus. “Avevamo preparato lo stock per la primavera prima del lockdown e pensavamo che sarebbe stato sufficiente per la Fase 2 – ha raccontato -. Ma in pochi giorni l’abbiamo bruciato”. “In una domenica primaverile vendevo 3-4 bici, oggi siamo a 12-13 – dice D’Alto -. E in negozio sono arrivati clienti digiuni di ciclismo che prima del Covid non avrebbero mai preso in considerazione l’idea di mettersi in sella”.
Il difficile, a questo punto, rischia di essere trovare le bibiclette su un mercato vicino al “tutto esaurito”. “Molti fornitori che servono tutta Europa hanno svuotato i magazzini in pochi giorni”, ha detto D’Alto. “Il rischio è che le biciclette diventino introvabili come le mascherine – ha affermato ironico Bonato – solo che qui non si può riconvertire l’industria dell’abbigliamento per venirci in soccorso”.
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