Al leader di Azione ed ex ministro Carlo Calenda non è andata giù l’idea di formare degli assistenti civici che permettano di vigilare al meglio sulla Fase 2, iniziata da poco in Italia ma già al centro di feroci polemiche per il mancato rispetto, in diverse città d’Italia, delle regole sui distanziamenti e sull’utilizzo delle protezioni. Da Milano a Napoli, una serie di scene che hanno spaventato il governo, al punto da mettere sul tavolo la proposta di formare dei vigilanti che controllino il rispetto delle regole.
“A parte l’idiozia della proposta, ma se dovete proprio farlo metteteci i navigator porcaccio Giuda, e formate quelli del Rdc! Questo paese sta diventando un pozzo di assistenzialismo ebete e scellerato. Chi lavora, studia, produce e fatica scapperà a gambe levate” è stato il commento di Calenda su Twitter, visibilmente contrariato di fronte alla scelta del governo di reclutare 60 mila assistenti civici che aiuteranno a vigilare.
Le nuove figure verranno reclutati con un bando rivolto “a inoccupati, a chi non ha vincoli lavorativi, anche percettori di reddito di cittadinanza o chi usufruisce di ammortizzatori sociali”. Il lancio era stato annunciato con una nota dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, e da Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani. Il bando verrà emesso entro la prossima settimana. Saranno tutti volontari, che offriranno agli enti locali la possibilità di potenziare i controlli nelle strade e aumentare l’assistenza alle categorie più fragili, dagli anziani ai bambini.
Boccia e Decaro hanno spiegato che gli assistenti civici saranno “individuati su base volontaria”. Verranno coordinati dalla Protezione Civile che “indica alle Regioni le disponibilità su tutto il territorio nazionale”, e saranno “impiegati dai sindaci per attività sociali, per collaborare al rispetto del distanziamento sociale e per dare un sostegno alla parte più debole della popolazione”.
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