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Salvini e l’ossessione per Conte: bufale e mezze verità pur di screditare l’accordo Ue

Caro Matteo Salvini, ma di preciso da che parte stai? Le ultime uscite del leader sovranista, in evidente difficoltà di fronte ai festeggiamenti di Conte per l’accordo raggiunto in sede di Consiglio Europeo, hanno sottolineato ancora una volta la linea schizofrenica che il Carroccio segue ormai da tempo, sempre alla ricerca di fumo e mai preoccupato dell’arrosto. Ecco, allora, che lo stesso Salvini che accusava Bruxelles di essere inutile e dannosa per l’Italia oggi lamenta: “Troppo poco”. Come dire che di Europa ce ne vorrebbe, invece, di più.

Un Salvini che si è di colpo riscoperto europeista, insomma, sostenitore di una maggiore solidarietà tra i Paesi membri e non più, di colpo, profeta della fine dell’Unione e di tutte le sue storture. E che fatica non poco ad accettare come uno dei suoi storici alleati, l’ungherese Orbán, si sia ritrovato dalla stessa parte di Conte nell’avanzare le proprie rivendicazioni contro il muro eretto dai Paesi frugali. Un bel macello, insomma, in mezzo al quale far sentire la voce della Lega si è fatto sempre più difficile.Salvini ha così cercato, di colpo, di smontare l’accordo sotto ogni punto di vista. Un po’ da solo, un po’ affidandosi ad alcuni esponenti del Carroccio, in primis Bagnai. Le tempistiche troppo lunghe (“I soldi arriveranno soltanto tra un anno”). Le condizioni che sono di fatto una concessione al blocco del Nord, anche se il veto non ci sarà. Un pacchetto complessivo che ricorda troppo da vicino l’odiato Mes. Insomma, in qualche modo, anche se non è chiaro perché, l’accordo è stato un disastro.L’astio per Conte, d’altronde, è tale da spingere Salvini a posizioni di contrasto con i suoi alleati di sempre: la Meloni e Berlusconi plaudono, con più o meno entusiasmo, all’accordo strappato da Conte. Lui no, rifiuta qualsiasi compromesso pur di dare addosso a quell’Avvocato del Popolo che osò pronunciare contro di lui un durissimo discorso in Senato, mai dimenticato. Un’ossessione che, sondaggi alla mano, rischia di costare carissima alla Lega.

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