Troppo potere e controllo per i quattro titani del Tech. “Gli imperatori dell’economia online”, così li ha definiti David Cicilline, deputato democratico e presidente delle commissione antitrust della Camera, le quattro grandi compagnie di High Tech, Amazon, Apple, Google e Facebook, i cui Ceo sono stati chiamati oggi a testimoniare al Congresso Usa. “Prima della pandemia queste aziende erano già dei titani nell’economia. Ora probabilmente emergeranno più forti e potenti che mai dalla pandemia”, ha affermato Cicilline. I Quattro Cavalieri della Tech si sono disimpegnati bene di fronte a politici affamati di protagonismo e pronti ad attaccarli su tutti i fronti. Però anche se superata la prima battaglia con l’arcigno Congresso senza grandi perdite, a partire da oggi per i “Quattro giganti del Tech” incomincia il lungo viaggio verso leggi che ne limiteranno l’influenza, come le banche o le compagnie aeree.
“Non abbiamo una posizione dominante in nessun mercato o in nessuna categoria di prodotto con cui facciamo affari”. Lo ha detto Tim Cook, Ceo di Apple, all’inizio della sua testimonianza di fronte alla commissione antitrust della Camera dei rappresentanti, tralasciando però l’eccezione dell’Apple Store. Anche Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha affermato da canto suo di non poter garantire che la società non acceda ai dati dei venditori terzi per creare prodotti concorrenti. Un’accusa che la società e i suoi dirigenti avevano precedentemente negato. “Abbiamo una politica contro l’uso di dati specifici del venditore per aiutare la nostra attività di marca privata”, ha detto Bezos, in risposta a una domanda della rappresentante Pramila Jayapal, democratica dello stato di Washington. “Ma non posso garantirvi che quella politica non è stata violata”, ha aggiunto il numero di Amazon. Le autorità di regolamentazione negli Stati Uniti e in Europa hanno esaminato attentamente le relazioni di Amazon con le aziende che vendono sul suo sito e se il gigante dello shopping online ha utilizzato i dati dei venditori per creare i propri prodotti con il marchio del distributore. Come ha segnalato da Repubblica, il problema delle autorità anti-trust, ben evidenziato in Congresso, è che sono costrette a utilizzare regole disegnate per un mondo “analogo” per frenare giganti digitali. Il classico modello per incoraggiare la concorrenza, a Washington come a Bruxelles, è allentare la morsa di giganti aziendali sull’offerta dei prodotti. Ma Google, Facebook e compagnia derivano il proprio potere di mercato dal controllo della domanda: nessuno ci costringe a utilizzare Google, comprare i libri su Amazon o avere un profilo su Facebook. Lo facciamo perché è comodo, utile, divertente. Questa impotenza dell’anti-trust non garantisce però ai titani del Tech di uscire indenni da questo conflitto. Come ci insegna la storia, quando un settore diventa “troppo” importante, il Congresso passa leggi speciali per ridimensionarlo. È successo all’industria petrolifera, ad automobili, sigarette e finanza.Quando nel ’94 quando Netscape aprì Internet alle masse, c’erano 100 milioni di computer nel mondo. Oggi, 4 miliardi di persone, tre quarti della popolazione adulta, hanno uno smartphone. La crescita stratosferica della tecnologia ha creato una nuova categoria di miliardari: i quattro titani seduti (virtualmente) di fronte al Congresso hanno un valore netto più grande dell’economia del Portogallo.Il nodo della questione per le decisioni legislative però è che a differenza delle aziende del passato, la popolazione non odia i titani del Tech. Quando gli Usa attaccarono le aziende petrolifere o i produttori di nicotina o le banche, l’opinione pubblica era a favore di misure dure. The Verge ha chiesto agli americani che effetto avessero queste aziende sulla società e più del 70% ha detto che Google e Amazon facevano del bene. In uno scenario come questo, sarà difficile per l’anti-trust capire quali misure adottare. L’unica certezza che abbiamo al momento è che quello che è andato in scena al Congresso, è solo l’inizio di un processo che porterà a nuove regole nel mondo del digitale a livello globale.
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