Un’esplosione che ha sconvolto il mondo, anche per la forza delle immagini subito finite in rete e che testimoniano la violenza inaudita della deflagrazione. E intorno alla quale, però, ci si continua a interrogare. Perché Beirut, in questo momento storico, si trovava ad affrontare giorni delicati, segnata da una profonda crisi economica e da un periodo di destabilizzazione interna e in attesa di conoscere la sentenza per l’omicidio dell’ex premier Hariri. E così nelle ore immediatamente successive alla tragedia, che ha causato almeno un centinaio di morti, il sospetto che non si sia trattato di un semplice incidente ha preso piede.
Tante le ipotesi al momento sul tavolo. Quella ufficiale resta l’esplosione accidentale di un deposito di esplosivi. Ma si parla anche di un attacco dall’estero contro un deposito di armi Hezbollah e dei suoi alleati iraniani, con gli autori che potrebbero essere nemici israeliani o iraniani, o di una mossa per distogliere le attenzioni dal Tribunale Speciale dell’Onu, chiamato nelle prossime ore a pronunciarsi sulla morte dell’ex primo ministro Rafiq Hariri. Un piano per addossare la colpa alla Siria.
Una difficile rete di sospetti e possibili scenari nella quale si è infilato anche il presidente americano Donald Trump, che ha subito utilizzato il termine “attentato” mentre gli altri leader mondiali commentavano in maniera decisamente più cauta l’accaduto. A detta della Casa Bianca, anche le informazioni in possesso dei generali Usa avallerebbero l’ipotesi. La tensione a Beirut, nel frattempo, è altissima. Da tempo la stampa locale scriveva di armi depositate al porto. Forse il frutto di operazioni dell’esercito libanese contro gli estremisti sunniti del Nord, forse l’arsenale di Hezbollah.
Per qualcuno, proprio quell’arsenale sarebbe esploso a causa della mancanza di energia elettrica in città, che avrebbe reso impossibile un’adeguata conservazione delle armi e quindi causato la tragedia. Ipotesi alla quale in pochi credono non tanto per la poca verosimiglianza, quanto piuttosto perché viene naturale indicare Israele come il responsabile. Una situazione di caos generale che rischia di farsi ancora più ingarbugliata col passare dei giorni.
Zero in geografia: la clamorosa gaffe del sottosegretario 5 Stelle su Beirut