Le indagini dei carabinieri sull’omicidio del giovane Willy procedono a ritmo serrato, e ogni giorno emergono nuovi – agghiaccianti – dettagli. Cosa è accaduto nella notte tra il 5 e il 6 settembre, a Colleferro, nella zona dei Castelli Romani vicino a Roma, dove Willy Monteiro Duarte, un ragazzo italo-capoverdiano di 21 anni, è stato ferocemente aggredito ed è morto durante il trasferimento in ospedale a seguito di una violenta rissa? La Repubblica, dopo aver consultato i verbali degli interrogatori e ascoltato alcune fonti, ha realizzato una prima possibile ricostruzione dei fatti.
La sera del 5 settembre Francesco Belleggia parte da Artena e raggiunge Colleferro insieme a un amico. Si recano al “Duedipicche”, risto-pub nel centro del paese assai frequentato. Quando sono all’interno del locale, vedono arrivare Mario Pincarelli in compagnia di un’altra persona. Belleggia e Pincarelli si conoscono, sono entrambi di Artena e decidono di bere insieme anche se non si definiscono amici. Nel ristorante, seduti a un tavolo separato, ci sono i due fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, che restano in disparte e a un certo punto vanno via. Secondo Repubblica, Belleggia resta solo a bere insieme a Pincarelli. I due si trattengono sulle scale che portano alla piazzola del locale. Passano due ragazze e a Pincarelli sfugge un commento “abbella” rivolto a una di loro, a cui fa seguire il gesto di mandarle un bacio con la mano.
Ma la ragazza non è sola, è in compagnia del fidanzato, tale Alessandro Rosati, che non apprezza il gesto e va a lamentarsi con Pincarelli. Belleggia comprende che la discussione potrebbe degenerare e va a scusarsi con Rosati anche a nome di Pincarelli. La situazione sembra risolversi ma non è così. A quel punto interviene Federico Zurma, amico sia di Rosati, sia di Willy. Zurma ha assistito alla scena e ha bevuto un bel po’ di alcol. Inizia a prendersela con Belleggia che lo spintona e lo butta a terra. Secondo Repubblica, “Belleggia capisce di aver fatto un passo falso. Davanti a lui un ragazzo, conosciuto come ‘il rugbista’, gli dice: ‘Non ti meno solo perché hai il gesso al braccio’. Zurma si è rialzato, ora discute con una certa foga con Belleggia”.
Qui la dinamica appare ancora poco chiara: è a questo punto che sarebbe intervenuto Willy a placare gli animi e a fare da paciere. I tre si spostano, sono nel parchetto buio davanti al locale. E Belleggia si sta scusando per lo spintone. “Non roviniamoci la serata per questa stupidata”, lo sentono dire. Sono le tre di notte. Quando il tutto sembra ormai risolto, sulla strada arriva l’auto dei fratelli Bianchi che inchioda. I due scendono e iniziano a picchiare tre ragazzi tra cui Willy. A chiamare i fratelli Bianchi è stato Michele Cerquozzi, chiedendogli di tornare al più presto al “Duedipicche” perché c’è bisogno di loro.
Cerquozzi è un ragazzo che vive alla Contrada Colubro ad Artena, vicino di casa dei Bianchi. Resta da stabilire la dinamica di quei momenti e chi abbia effettivamente sferrato il calcio fatale per il giovane Willy. Qualche importante indizio su cosa è accaduto quando sono arrivati i fratelli Bianchi lo fornisce il testimone chiave di quella sera, Emanuele Cenciarelli. I ragazzi con i quali Federico Zurma, l’amico di Willy, stava discutendo, erano due: “Uno indossava una camicia di colore bianco e aveva in viso tatuata una lacrima sotto l’occhio, nonché diversi tatuaggi su entrambe le braccia e le mani. L’altro ragazzo invece aveva un braccio ingessato”. La testimonianza viene riportata dal Corriere. Secondo Cenciarelli, “si aggiungono altri tre ragazzi”.
Ma Cenciarelli riesce a ricordarne solo due: “L’uno indossava una polo di colore verde con capelli molto corti e l’altro con un vistoso tatuaggio sul collo. Per quanto io ricordi tutti ragazzi sferravano calci e pugni contro me e Willy. Ho un vivido ricordo di un paio di loro che addirittura saltavano sopra il corpo di Willy steso in terra e già inerme”. Tre delle quattro persone arrestate per l’omicidio di Willy resteranno in carcere.
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