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Il mercato libero costa caro: bollette più alte del 25% per le famiglie

In tanti hanno deciso di provare , cedendo a una serie di campagne pubblicitarie incalzanti e che promettevano vantaggi soprattutto per il portafogli. E invece alla fine quella della metà di italiani che ha deciso di fare il grande passo e abbracciare il libero mercato per la fornitura dell’energia (addirittura il 56% se ci si sposta nel settore del gas) si è trovato a fare i conti con delle cocenti delusioni. Di risparmi straordinari, infatti, neanche l’ombra. E anzi in molti casi il peso delle bollette è addirittura lievitato. Una rivoluzione, insomma, che probabilmente sarebbe stato meglio evitare.


Una fotografia della situazione delle famiglie italiane è arrivata dalla relazione annuale 2020 presentata alle Camere da Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) su elettricità, gas, acqua, rifiuti. Secondo il presidente Stefano Besseghini “nel 2019 i clienti domestici hanno pagato mediamente il 26% in più sul libero mercato per l’approvvigionamento dell’energia elettrica”. Un dato che “rappresenta sicuramente un elemento di attenzione, pur scontando le possibili differenze in termini di condizioni contrattuali e di servizio offerto”. Un problema che riguarda molto da vicino il nostro Paese, visto che la differenza dei consumi medi tra famiglie nel mercato libero e in quello tutelato si è andata gradualmente assottigliando: il segno che mentre prima a spostarsi erano principalmente utenti che avevano delle spese molto alte, ora il processo si sta via via allargando a tutti. Con il rischio, però, che dietro le tantissime offerte allettanti che piovono ogni giorno, in rete o al telefono, sulla testa degli italiani, si nascondano in realtà affari non proprio convenienti. Col passare delle settimane, infatti, le utenze energetiche sono andate incontro a un aumento delle tariffe anche di un quarto. Poco meglio la situazione per il gas.
Arera ha offerto un quadro non proprio roseo anche sul fronte acqua: la dispersione idrica resta superiore al 43%, a causa di una rete obsoleta e gestita male, con criticità diffuse anche nello smaltimento dei rifiuti. Gli operatori del settore, oltre 6.500, offrono inoltre tariffe di vario tipo che spaziano dai 9 ai 187 euro/tonnellata, mentre lo smaltimento è ancora fortemente dipendente dall’estero, con l’annosa questione della mancanza di impianti.

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