A qualcuno in casa Lega sta venendo persino il sospetto che forse Salvini abbia iniziato a portare sfiga. Se prima era una sorta di Re Mida, che faceva diventare oro tutto quel che toccava (fino all’apice del 40% alle Europee), adesso è l’esatto contrario. “Un sindaco pugliese lo abbiamo già eletto ancor prima del confronto elettorale”, aveva detto Salvini lo scorso 23 agosto, facendo riferimento a Lesina, comune di oltre 6mila abitanti in provincia di Foggia, in cui vi era un solo candidato, Primiano Di Mauro, appunto, della Lega. Eppure, non tutto è andato come aveva pronosticato il Capitano. Ma come è possibile? Perché pur essendo il solo candidato non ha vinto?
Le elezioni a Lesina non state infatti validate. Un solo candidato sindaco in lizza, Primiano Di Mauro, scelto dalla Lega, e presente con la lista civica Lesina Azzurra. La presenza di una sola lista, però, richiede il quorum del 50% che non è stato raggiunto per una sessantina di voti. L’affluenza alle comunali è stata del 49,01%. Una scelta voluta da molti cittadini, invitati apertamente all’astensione da un apposito comitato e a non accettare la scheda delle comunali.
Infatti al referendum l’affluenza è stata più alta (60,52%). Quindi a Lesina l’amministrazione sarà retta da un commissario. A Salvini non gliene sta andando bene una. Anche il suo pronostico in vista delle Regionali è andato a farsi benedire: aveva detto che il centrodestra si sarebbe imposto per 7 a 0. E invece… Tenendo da parte la Valle d’Aosta che ha un sistema elettorale diverso rispetto alle altre Regioni, la partita è finita 3 a 3. Il centrodestra ha mantenuto Veneto e Liguria e ha conquistato le Marche.
Ma anche qui, come a Lesina, non tutto è andato come avrebbe voluto Salvini. In Veneto Zaia ha sostanzialmente archiviato l’epoca Salvini, triplicando la Lega e imponendosi con un 70% plebiscitario. In Liguria ha vinto Toti, che con la Lega ha poco a che fare. E nelle Marche il candidato vincente era quello scelto da Fratelli d’Italia.
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