Sono passati due anni da quando la Lega vinceva le elezioni Europee con ampio distacco (34%) e Matteo Salvini si autoincoronava futuro premier d’Italia, leader di un centrodestra che alla prima occasione utile avrebbe saputo papparsi in un boccone gli avversari giallorossi. Oggi, a non troppo tempo di distanza, quel leader baldanzoso e strafottente ha lasciato spazio a un altro Capitano, molto meno coraggioso e assai più preoccupato di non subire un ammutinamento per mano di quella Giorgia Meloni che osserva soddisfatta il suo declino. L’ultimo voto, quello delle Regionali, sembra certificare la sua debolezza.
Anche la Meloni, da par suo, non può essere felice dell’esito. Fratelli d’Italia è sì in crescita, ma ha perso la sfida più importante, quella che ha visto Fitto sconfitto in Puglia per mano di quell’Emiliano dato da tanti sondaggisti in crisi. E invece, niente da fare. Il motivo di questa improvvisa flessione dei sovranisti va cercato, secondo molte analisi, nel ruolo svolto in questi mesi da un’Europa pronta a correre in soccorso dell’Italia. Con le sue contraddizioni, i suoi tempi non proprio celeri. Ma anche la consapevolezza di dover aiutare un Paese colpito prima di tutti dall’emergenza sanitaria e che non poteva essere abbandonato a sé stesso.
L’Ue è cambiata, o almeno ha tentato di farlo nella maniera più decisa possibile. La stessa von der Leyen si è mostrata finalmente solidale, lanciando quell’operazione Next Generation Eu che, con Salvini o la Meloni al governo, non sarebbe mai stata possibile. Questo gli italiani sembrano averlo capito, facendo di conseguenza una scelta di campo precisa: di fronte alle tante sfide che ci aspettano (tanti settori in crisi, la paura della disoccupazione, il Pil in calo) hanno scelto di fidarsi ancora di Bruxelles e non dei sovranisti. Bocciandoli.
Un’Italia che non vuole salti nel buio ma sicurezze, in una fase così delicata. Che sceglie di voler contare sui 209 miliardi che l’Europa ha messo sul piatto, preferendoli alle promesse di chi, come Salvini e la Meloni, elenca vuote ricette pronte per un improbabile successo. Un voto, quello delle Regionali, che rilancia le ambizioni della destra moderata. Non è un caso che, in una fase storica del genere, il 26 settembre è in programma a Torino la presentazione del partito Buona Destra, promosso da Filippo Rossi e in netto contrasto con il mondo sovranista.
Patrizia De Blanck nipote di Mussolini? Una teoria (già sentita) che non sta in piedi