Sta facendo discutere, e parecchio, la storia dello stipendio raddoppiato al presidente dell’Inps Pasquale Tridico nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria. Un caso che ha fatto indignare, ovviamente, tanti italiani, accorsi sui social per digitare tutto il proprio comprensibile sdegno. E sul quale si è tuffato subito anche Matteo Salvini, gridando allo scandalo e chiedendo spiegazioni al governo: “Inps, non ho parole. Invece di aumentarsi lo stipendio, prima paghi la cassa integrazione alle centinaia di migliaia di lavoratori che la aspettano da mesi, poi chieda scusa e si dimetta”.
Eppure, come riportato da Repubblica, se l’aumento di stipendio di Tridico è diventato effettivo con il decreto della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo dello scorso 7 agosto, altrettanto vero è che in realtà la decisione era stata presa ai tempi del Conte 1, governo del quale faceva parte lo stesso Salvini insieme al Movimento Cinque Stelle. La Lega, d’altronde, aveva voluto la nomina del diretto interessato ai vertici dell’Inps, salutando con favore la scelta. E sempre al periodo dell’esecutivo gialloverde va ricondotto la decisione del raddoppio di stipendio.
“Gli stipendi di oggi dei vertici di Inps – spiega Repubblica – ma anche di Inail, sono frutto di un patto Lega-M5S siglato con l’altro vicepremier Matteo Salvini e avallato dal premier Conte. Lo dicono le carte. La legge istitutiva di Reddito di cittadinanza e Quota 100 — la 26 del 2019 — prevede che le retribuzioni siano fissate con decreto del ministro del Lavoro. Una nota dell’allora capogabinetto di Di Maio, Vito Cozzoli — ora presidente di Sport e Salute, spa del ministero dell’Economia — datata 12 giugno 2019, lo dimostra. Con tanto di cifre: 150 mila euro al presidente, 100 mila euro al vicepresidente e 23 mila euro ai tre consiglieri dei due consigli di amministrazione ancora da nominare”.
Tutto fu poi bloccato dall’ormai celebre crisi del Papeete, che vide la clamorosa rottura tra Salvini e i Cinque Stelle e che fece slittare sia le nomine dei cda, sia le buste paga. Solo per questo motivo la decisione è stata rinviata fino all’agosto 2020, quando la ministra Catalfo ha firmato insieme a Gualtieri il decreto.
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