Il nuovo coronavirus continua a correre in Europa, in cui adesso è la Spagna la grande ammalata: con quasi 32 mila morti per Covid-19, secondo le cifre ufficiali, e oltre 50mila secondo le valutazioni più affidabili, la Spagna è uno dei Paesi con l’indice di letalità più alto, e la cifra di nuovi contagi ogni 100mila abitanti supera la media europea. Il Paese sta affrontando la seconda ondata di diffusione del virus, con una situazione particolarmente difficile nell’area di Madrid, nuovo epicentro della pandemia. Il governo centrale ha avvertito le autorità di Madrid di misure drastiche se la regione non si fosse mossa con decisione per rallentare la diffusione incontrollata del virus. Ma cosa ha portato la Spagna in cima alla classifica dei luoghi più a rischio? Gli spagnoli si stanno ponendo questa domanda da qualche tempo e, secondo un articolo di Repubblica, la risposta sarebbe semplice: siamo di fronte a una gestione della crisi deplorevole, frutto dell’incompetenza dei responsabili, dello scontro ideologico fra i leader dei partiti e della debolezza delle istituzioni in un sistema minacciato dall’interno.
In base al quotidiano del gruppo GEDI, una diagnosi su cui gran parte degli scienziati concorda è il ritardo del potere politico nel prendere decisioni, sempre all’inseguimento dell’epidemia. I problemi riguardano poi la struttura stessa della sanità pubblica e la direzione politica. La competenza della sanità è stata trasferita alle amministrazioni regionali (le Comunità autonome), molte delle quali sono in mano ai partiti dell’opposizione. La mancanza di un’organizzazione federale, l’assenza di coordinamento e l’uso strumentale della pandemia per indebolire l’avversario politico sono fra le cause di quello che è successo.
Il ministero della Sanità è un organismo burocratico senza quasi bilancio né attribuzioni, che il governo di coalizione ha affidato a un filosofo, militante del Partito socialista di Catalogna, senza esperienza amministrativa né conoscenza della materia. Quando il governo centrale ha assunto il comando delle operazioni, è cresciuta la tensione con i governi regionali. Questa disunione politica ha penalizzato la rimozione graduale del confinamento che è stato oggetto di pressioni contrapposte fra governo centrale e quelli regionali.
Mancanza di velocità nella reazione, mancanza di coordinamento fra i diversi responsabili politici, mancanza d’impegno durante l’estate, un governo centrale che si è sottratto alle sue responsabilità argomentando che la salute è competenza delle Comunità autonome e panico di fronte alla situazione economica e sociale, il tutto unito alla rissa ideologica fra i partiti: questi fattori si sono combinati insieme fino a sfociare nella situazione attuale. Il tutto nel contesto di una sanità pubblica sotto finanziata da dieci anni in seguito alle politiche di austerità seguite alla crisi finanziaria del 2008. Come ha detto il famoso romanziere
Muñoz Molina, “la politica spagnola è altrettanto distruttiva del virus. Contro il virus arriverà un vaccino, contro il veleno spagnolo della bassa politica non sembra esserci rimedio”.
Ti potrebbe interessare anche: “Bugiardo”, “Clown”. Trump-Biden, lo scontro in tv tra insulti e interruzioni: chi ha vinto