Liliana Segre torna a testimoniare il dramma dello Shoah. Questa volta la senatrice a vita simbolo della memoria, ha scelto di parlare alle scuole italiane e ai giovani del mondo, raccontando loro la vergogna delle leggi razziali del 1938 e l’orrore della deportazione. Segre era una ragazza come loro quando all’età di 13 anni, venne da un giorno all’altro espulsa da scuola. Al pubblico riunito alla Cittadella della Pace di Rondine, ad Arezzo, la senatrice ha raccontato di nuovo quella che è stata la sua vita dopo lo spartiacque di quel giorno del settembre 1938. “Non ho mai perdonato, come non ho mai dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle”, ha affermato aspramente la senatrice a vita. “I nazisti erano come i bulli che presi da soli hanno paura. Quelli che ho incontrato io si sentivano forti e invincibili, giovani nazisti ariani. Non erano della razza umana”, ha aggiunto. Per l’occasione è stata inaugurata l’Arena di Janine: uno spazio intitolato alla giovane amica che Segre non riuscì a salutare prima che venisse condotta nelle camere a gas di Auschwitz.
“Di fronte alla morte non servono tante parole, perché sono inutili. Quando si sente vicina la morte, c’è solo il silenzio, il silenzio solenne, il silenzio indimenticabile. In quel momento valeva solo la propria l’interiorità. Quello era il momento della vita e della morte”, ha detto ancora Segre.“Io sono stata clandestina e richiedente asilo. So cosa significa essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi”, ha poi sottolineato. “I bulli presi da soli hanno paura. Quelli che ho incontrato io si sentivano forti e invincibili, giovani nazisti ariani. Non erano della razza umana. Mi chiedono sempre se io ho perdonato e io rispondo di no. Non ho mai perdonato, non ci riesco”.
Ti potrebbe interessare anche: “Spero che questi miei soldini possano servire”: la dolce donazione della piccola Francesca