“Siamo rientrati nel padiglione 13, un piccolo ospedale dedicato solo al Covid. Termino una notte allucinante, continui ricoveri, mi sembra un film già visto”. Sono queste le parole, amarissime, che il direttore del reparto di Pneumologia dell’Azienda ospedaliera di Verona, Claudio Micheletto, ha confidato all’HuffingtonPost. Vista da quell’ospedale, in prima linea, la seconda ondata fa davvero paura. “Ieri abbiamo riaperto. Temo che questa notte si sia innescata una pesante recrudescenza: pronti soccorso strapieni, tante persone con sintomi. Non mi ricordo chi ha detto che il virus era clinicamente morto. Dopo 24 ore consecutive di lavoro forse perdo la memoria”.
Il dottore ha poi scritto un lungo messaggio su Facebook a cui sono seguiti commenti di centinaia di persone che ringraziavano medici e sanitari per l’abnegazione. Come in primavera, appunto. “Riaprire le stanze – prosegue Micheletto – ci ha emozionato, ci sono tornate davanti le facce di tutti coloro che erano passati da quel reparto in primavera, alle loro sofferenze, ai loro sorrisi, alla soddisfazione di mandarli a casa. Ma anche alla nostra fatica, al sudore, ai vestiti pesanti, alle maschere. Non siamo contenti di rientrare, a marzo affrontavamo l’ignoto, ora sappiamo cosa dobbiamo fare per tutti i prossimi mesi”.
Aggiunge Micheletto: “Riprendere questo lavoro ad ottobre vuol dire affrontare un lunghissimo periodo. Stiamo facendo una ‘chiamata alle armi’, dobbiamo richiamare medici e infermieri. Qui è peggio che a marzo – dice il dirigente -. Sto entrando adesso… dobbiamo allargare la disponibilità – spiega – Quando parlo di marzo, non dico certo nei numeri, allora avevamo 180 pazienti e 60 terapie intensive complessivamente in tutta l’azienda – Verona è formata dai due ospedali di Borgo Trento e Borgo Roma – Però il flusso è continuo”.
Giovani? “No, sono soprattutto pazienti nella fascia d’età 50-60 anni. Ad oggi a Borgo Roma abbiamo 22 ricoverati in malattie infettive, pieno, e 6 in rianimazione, pieno. Da noi in pneumologia a Borgo Trento ci sono 20 letti occupati, e dobbiamo allargare. Ne aggiungiamo oggi altri 6, ma il problema non sono i posti, serve il personale per seguire i pazienti”.
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