In un documento pubblicato da Lettera 150 il virologo Andrea Crisanti ha illustrato proposto un piano anti Covid per cercare di arginare la seconda ondata di coronavirus. Il documento era stato consegnato al governo il 20 agosto 2020 e indicava una strategia d’azione che comprendeva il tracciamento automatico di tutti gli appartenenti agli ambienti di vita dei positivi e tamponi diffusi, fino a 400mila al giorno se necessario, per spegnere sul nascere i focolai di Covid-19.
All’interno del piano si proponeva anche di attivare in Italia una rete di laboratori fissi e mobili per incrementare appunto la capacità di effettuare tamponi ed eliminare differenze regionali “con l’obiettivo di consolidare i risultati del lockdown e mantenere i contagi a un livello basso che non interferisse con la qualità della vita e le attività produttive”.
Lo stesso Crisanti ha però spiegato: “Non ho più avuto riscontri alla mia proposta. Ora a distanza di quasi tre mesi vengono emanati nuovi decreti del presidente del consiglio, destinati ad impattare sulla nostra qualità della vita e sulle nostre attività lavorative, subiti pazientemente con la speranza che possano contribuire a diminuire il contagi. Ancora una volta, tuttavia, si persiste nell’errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi”.
Per Crisanti “la mancata risposta a questa domanda ci condannerà a una altalena di misure restrittive e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull’economia, l’educazione e la vita di relazione. Convivere col virus significa portarlo al livelli trasmissione bassa in modo da mantenere una qualità di vita decente e portare avanti l’economia. Si fa solo interrompendo le catene di trasmissioni, ma con 10-12.000 casi al giorno nessun sistema è in grado di farlo”.
Gli elettori M5S vogliono Conte: preferito come leader a Di Maio e Di Battista