Una situazione complicata, che rischia presto di diventare tragica. E che suggerisce di chiudere per un mese il Paese, onde evitare che presto ci si ritrovi nella stessa situazione di marzo. A dirlo è l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, che in un’intervista al Corriere della Sera ha suggerito di intervenire il prima possibile “perché purtroppo a metà novembre saremo come a fine marzo. Con la differenza che allora l’epidemia riguardava Lombardia e Veneto, mentre ora abbraccia tutta Italia”.
Secondo Bertolaso, dai grafici si evidenzia “chiaramente come a metà del prossimo mese la curva di contagi, ricoveri e morti avrà un’impennata insostenibile se non si prendono misure drastiche”. Il servizio sanitario “ha l’acqua alla gola e non sarà in grado di rispondere all’emergenza incalzante”. I nuovi letti di rianimazione veri “a me risultano molto pochi oppure sono stati realizzati chiudendo sale operatorie o togliendo spazio altrove”.
Per Bertolaso, quindi, in questo momento “sarebbe meglio fermare del tutto il Paese per un mese, subito». Con uno stop generale, «da un lato potremmo cercare di arrestare la diffusione, dall’altro permetteremmo al sistema di riorganizzarsi. Resettiamo l’Italia, senza aspettare di vedere se le nuove misure sono state efficaci”.
Le conseguenze economiche disastrose “sono già in atto. Si può intervenire aumentando le disponibilità del decreto Ristori, magari prendendo i soldi del Mes”. La prima ondata è stata gestita dall’Italia ma “nei mesi estivi non è stato fatto nulla per mettere il Paese in sicurezza. In migliaia sono in isolamento a casa, perché non si è capaci di dare alloggio ai positivi. Quando ci fu il terremoto noi mandammo in albergo 70mila persone in pochi giorni”.
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