Gli ospedali del Piemonte sono in crisi e chiedono aiuto, disperati. Il Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche, si è rivolto al governo invocando un rapido intervento, commentando le immagini, drammatiche, che avevano intanto iniziato a circolare già in rete: “Pazienti Covid per terra, percorsi sporchi puliti riadattati dal personale, lavori mai fatti, territorio inesistente e assunzioni che dovevano arrivare prima. Ecco le drammatiche condizioni della sanità Piemontese. Non abbiamo più parole”.
Attraverso le pagine de La Stampa, il segretario regionale Nursing Up Claudio Delli Carri ha spiegato: “Una situazione che non doveva capitare e nella quale ci si ritrova nonostante si sapesse da tempo di questa seconda ondata. Ci si doveva attrezzare e preparare prima, per non finire poi per lasciare dei pazienti sulle barelle”. Nelle immagini si vedono persone coricate nei corridoi dei pronto soccorso su delle barelle da campo.
“La chiusura del Dea dell’ospedale Martini ha dimostrato di creare e creerà grossi problemi al territorio – ha aggiunto Delli Carri – Non si può pensare di chiudere in un periodo come questo un Dea che fa 78.000 passaggi l’anno così, di punto in bianco, scaricando tutto sull’altro o sugli altri ospedali. O almeno, lo si può chiudere con una pianificazione ragionata sulla gestione degli oltre 200 utenti che vi accedono quotidianamente, in modo che possano trovare risposte alle loro esigenze di cura altrove sul territorio”.Il personale dell’ospedale ha spiegato che la situazione si è fatta maggiormente critica con la chiusura del Pronto soccorso del Martini di Torino e poi anche dei Pronto soccorso di Venaria e di Giaveno. “Dispiace, però noi non mandiamo indietro nessuno, accogliamo tutti. Rispetto alla primavera scorsa, quando anche chi aveva bisogno di cure non si presentava in ospedale per timore, non è più così. Dei 120 accessi di media giornalieri, abbiamo circa 70 Covid e 50 negativi con diverse patologie anche da codice verde. Ma, ribadiamo, da noi le ambulanze non attendono con i pazienti a bordo e soprattutto non vengono rimandate indietro: è ovvio che possa capitare qualche situazione di disagio, giusto per il tempo di trovare una soluzione. In ogni caso speriamo che non debba più capitare”.
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