“Sulle forze di polizia si sta per abbattere una molteplicità di emergenze: terrorismo, controlli anti-Covid, ordine pubblico. Tre fronti che si sono aperti tutti assieme di colpo”. E quindi al Dipartimento di Polizia si sente dire: “Sarà molto peggio di marzo”. A marzo, infatti, pur con tanti mugugni, gli italiani si sono adeguati alle ordinanze sanitarie, anche le più restrittive. Stavolta, no. “Stavolta si arriva alla seconda ondata con animo molto diverso. I segnali ci sono stati”.
La tensione sociale si respira nell’aria. Il nuovo Dpcm del governo, le zone rosse, le serrande abbassate, la paura di non ricevere gli aiuti necessari per mangiare, la prospettiva della perdita del lavoro, la percezione della disorganizzazione totale. Questo è lo scenario dell’Italia che va incontro a un “inverno caldo”. E lo sanno bene al ministero degli Interni, dove si stanno preparando a fronteggiare eventuali sollevazioni popolari e non solo. Il retroscena lo racconta Francesco Grignetti su La Stampa.
Tante aggressioni di giovani a singole pattuglie che cercavano di far rispettare gli obblighi di mascherina e distanziamento. Poi sono venute le rivolte violente, a Napoli come a Roma, Torino, Milano, Firenze. E ora si torna ai lockdown, sia pure differenziati per regioni. Perciò la polizia è preoccupata. “Tanti i fronti, tante le tensioni. E il personale è poco, stanco, sotto pressione da mesi”.
Si legge ancora su La Stampa: “Di questo intreccio venefico, cioè terrorismo islamista più ordine pubblico più immigrazione clandestina, ha parlato la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, al comitato parlamentare sulla sicurezza. Ha spiegato perché c’è allarme, ma non è stato innalzato il livello di sicurezza. I casi di Nizza e di Vienna vengono tenuti ben distinti. Non ci sarebbe un piano di attacco all’Europa, bensì emulazione”.
Ti potrebbe interessare anche: Il centrodestra accusa Conte: “Le Regioni in mano alla sinistra tutte zone gialle”