Un’altra grana per i medici alle prese con la lotta alla pandemia. Le Ats, per conto della Regione Lombardia, stanno infatti inviando ai camici bianchi che hanno lavorato nei turni di guardia medica dal 2007 in poi di restituire delle somme percepite “indebitamente”. In alcuni casi il conteggio è già stato fatto e ammonterebbe a migliaia di euro, da pagare a rate. “Una beffa” dicono amareggiati i medici alle prese con l’emergenza coronavirus. Il problema – come spiega il Corriere – riguarda le cure ai pazienti “fuori ambito”, ossia quando un cittadino si trova al di fuori della propria zona di residenza e si rivolge alla guardia medica.
Il cittadino in quel caso è chiamato a pagare 15 euro per una visita in ambulatorio o 25 per una a domicilio come onorario extra per il medico, in base a un accordo nazionale. Con la fattura il paziente può poi chiedere il rimborso alla propria azienda sanitaria. Ma le cose cambiano proprio nel 2007, “quando la Regione e le sigle sindacali dei medici decidono di evitare il pagamento cash per le visite dei lombardi non residenti. Grazie a un nuovo accordo integrativo si eliminano i compensi extra di 15-25 euro e per contro sale di un euro all’ora la tariffa versata a tutti dottori della continuità assistenziale, da 22 a 23 euro. L’aumento forfettario nel 2018 finisce sotto la lente di ingrandimento del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Varese, che svolge una serie di indagini e trasmette i risultati alla Procura della Corte dei conti”.
Emerge così che il contratto collettivo nazionale del 2005 prevede per i medici una “indennità onnicomprensiva” e che quindi è del tutto ingiustificato l’aumento di un euro deciso nel 2007 a livello lombardo. L’accordo viene sospeso nel 2019 e l’avvio del processo è in calendario per aprile 2021. Per questo undici i funzionari regionali sono ora chiamati a rispondere del fatto. Intanto, però, la Regione Lombardia guidata dal leghista Fontana dà mandato alle Ats di chiedere ai medici il rimborso per i soldi “in più” ricevuti negli anni scorsi. I più si sono rivolti ai sindacati per capire cosa fare.
“Non sono corrette queste richieste perché il processo deve ancora svolgersi — dice al Corriere Paola Pedrini, alla guida della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia —. E sono decisamente fuori luogo, vista l’emergenza sanitaria. Diciamo a tutti di non pagare”. I sindacati hanno attivato i loro consulenti legali. Presto le Ats riceveranno le lettere di risposta dei medici che intendono contestare la richiesta di rimborso. E così, in piena pandemia, si apre un’altra guerra tra la Regione Lombardia e i medici.
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