Medici, manager, tecnici. Alla fine, è arrivato l’uomo delle missioni impossibili, dopo che in tanti avevano rifiutato un incarico, la gestione della sanità calabrese, considerato molto più di una missione impossibile. Un suicidio. Ad accettare l’incarico è stato Guido Longo, una lunga carriera in polizia culminata con un incarico da prefetto e ora uomo scelto dal governo per mettere in ordine i conti di un territorio che ha visto tutte le proprie fragilità messe drammaticamente a nudo dalla pandemia.
“Il mio sì – ha detto Longo da neocommissario – è un atto d’amore verso la Calabria e anche un dovere istituzionale”. Si chiude così uno dei capitoli più travagliati nella recente vita politica del governo, incastrato all’angolo per settimane da una lunga serie di veti incrociati, incalzato dalle polemiche, impantanato su una nomina sempre più difficile anche da proporre, considerando i tanti rifiuti nel frattempo accumulati. Ultimo in ordine cronologico, quello del coordinatore del Cts Agostino Miozzo, che sembrava aver precipitato nuovamente la maggioranza nel caos.
Alla fine, però, è bastato un Consiglio di ministri di quindici minuti, a sorpresa, per arrivare alla nomina di Longo.”Un uomo delle istituzioni, che ha già operato in Calabria, sempre a difesa della legalità” lo presenta su twitter il premier Conte, che giorni fa aveva promesso “un’imminente soluzione”. Una scelta fatta con il benestare del Movimento Cinque Stelle, che di recente si era invece opposto ad altre nomine.
“Offriamo massima collaborazione in un momento di evidente grave emergenza” ha promesso il leghista Nino Spirlì, presidente facente funzioni di Regione Calabria. Longo sembra aver messo d’accordo tutti. Anche perché di alternative all’orizzonte non ce n’era neanche l’ombra.
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