Giuseppe Conte non si sposta di un centimetro. Tira dritto nella gestione della pandemia, convinto che alla fine i risultati premieranno il suo operano. E si scrolla di dosso le polemiche arrivate nelle ultime settimane sopratutto dal fronte Pd, con diversi esponenti dem ad accusare il presidente del Consiglio di voler accentrare su di sé troppo potere decisionale. Polemiche che, però, non sembrano al momento scalfirlo, anzi.
Conte ha risposto a chi gli chiedeva conto di certi malumori contrattaccando: “Non vorrei che certe prese di posizione non fossero altro che il riflesso di una fibrillazione interna ai partiti”. Della serie: i problemi il Pd li ha al suo interno, non certo nei rapporti con il sottoscritto. E guai a chi prova a rovesciare questa lettura.
A giocare dalla parte di Conte è, agli occhi di tutti, la poca coerenza delle accuse che gli vengono mosse: un giorno i suoi detrattori parlano di “immobilismo” da parte dell’esecutivo per colpa del premier, il giorno dopo lo viene invece dipinto come una sorta di dittatore che decide da solo, senza nemmeno confrontarsi con gli altri. Il presidente del Consiglio, da par suo, si limita a ricordare a tutti i tanti, frenetici vertici di maggioranza ai quali ha preso parte e schiva la parola “rimpasto” come un brutto termine da tenere lontano dalle bocche di tutti.
Altra tesi particolarmente cara al premier in queste ore: “Perché chi mi critica non avanza mai proposte alternative?”. Si è discusso molto, per esempio, della nuova struttura che Conte vorrebbe a Palazzo Chigi per la gestione dei soldi del Recovery Fund. Idea che ha fatto subito storcere parecchi nasi. E di fronte alla quale, però, nessuno ha per ora opposto un piano B. L’Avvocato del Popolo continua così dritto per la sua strada. Il compito di dettare il ritmo spetta solo a lui.
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