In un susseguirsi di annunci che non hanno fatto altro che alimentare confusione sui social, dove gli utenti si trovano a scontrarsi da un lato con le garanzie di cure in arrivo e dall’altro con l’impennarsi del numero di contagi in molti Paesi del mondo, la domanda ricorrente in queste ore è la seguente: come proseguirà la lotta al Covid-19 nei prossimi mesi? Un processo che continua a sollevare tanti dubbi nei cittadini, ma dalle tappe già scandite.
Ursula von der Leyen ha segnato in rosso sul calendario il 27 dicembre, quando inizieranno le vaccinazioni contro il coronavirus nei Paesi Ue. Un momento simbolico, al quale seguirà l’avvio della vera e propria campagna di massa a gennaio 2021 con una prima fornitura da 1.833.975 dosi e una seconda, nelle settimane successive, di 2.507.700. I primi a sottoporsi alle cure saranno operatori sanitari, personale dei presidi ospedalieri, ospiti e lavoratori delle residenze per anziani, poi si proseguirà in ordine decrescente, scendendo lungo la curva anagrafica della popolazione. I tempi, però, non saranno brevi.
Se è vero che la prima fase, quella che coinvolgerà il personale sanitario, dovrebbe risultare più agile, per la seconda le cose invece saranno diverse. Per vedere un impatto sulla popolazione generale bisognerà infatti raggiungere una percentuale di vaccinati di almeno 10-15 milioni di persone, un risultato che nelle migliori delle ipotesi potrebbe essere raggiunto nella primavera inoltrata del 2021. Importante sarà tenere sotto controllo la curva dei contagi, per capire se effettivamente le cose stanno man mano migliorando e con quale velocità. E i divieti? Anche qui, la strada sarà lunga.
L’obbligo di mascherina resterà ancora in vigore per mesi, come anticipato dagli esperti. I primi passi vedranno il ripristino graduale delle attività sospese dai governi per impedire il diffondersi del contagio. Alla fine, allora, quand’è che si potrà tornare davvero alla “vita di prima”? Impossibile dirlo con certezza. Alcuni virologi azzardano due o tre anni, altri hanno stime più ottimistiche. Nel frattempo, molti Stati insistono per introdurre un “patentino sanitario”: chi non ha fatto il vaccino si vedrà preclusa la possibilità di viaggiare in altri Stati o partecipare a determinati eventi. Un’idea che, nonostante le proteste dei cittadini, alletta molti politici.
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