La crisi di governo si è aperta ufficialmente ieri con il ritiro della delegazione di Italia Viva e una conferenza stampa di Renzi che ha certificato lo strappo con Conte e con il governo. Nel day after sono in tanti a scommettere che con ogni probabilità si arriverà a un esecutivo nuovo di zecca e non ci sarà solo un semplice rimpasto. E ora, soprattutto nei corridoi del Transatlantico di Montecitorio, non tutti sono convinti che tocchi di nuovo a Giuseppe Conte guidare il governo. Come spiega Il Messaggero, “la strada del Conte-ter, scontata sino a qualche giorno fa, prevede piccoli ma sostanziali aggiustamenti che salvano i ministeri più pesanti”.
In questo caso, “si dà per scontato l’ingresso di Andrea Orlando nel ruolo di vicepremier unico, un passo indietro della ministra Luciana Lamorgese con il ministero dell’Interno ad Ettore Rosato. L’altro ingresso per Italia Viva al ministero delle Infrastrutture, magari con lo scorporo della delega ai Trasporti, per Maria Elena Boschi. Anche la delega ai Servizi dovrebbe passare di mano e Giuseppe Conte, che si è già dato informalmente disponibile a cederla, potrebbe passarla a Luciana Lamorgese in veste di sottosegretario alla presidenza del Consiglio o ad uno dei due attuali sottosegretari Turco o Chieppa”.
Secondo i primi rumors, resterebbero inoltre al loro posto Nunzia Catalfo e, seppur con la delega tagliata, anche Paola De Micheli. “La girandola di nomi potrebbe essere più ampia qualora si dovesse arrivare ad una crisi al buio, magari a seguito di un voto in Aula che certificasse la fine dell’attuale governo. Poiché dei ‘responsabili’ non c’è traccia e il centrodestra si è ricompattato ed è fermo sulla linea delle elezioni, il recinto della maggioranza non sembra per ora cambiare. Se Conte non dovesse riuscire a ricompattarla le dimissioni, o prima o dopo un passaggio in Parlamento, appaiono scontate”.
E ora nel Pd c’è chi propone il principio dell’alternanza ed è pronto a chiedere palazzo Chigi “dopo due anni di premier 5S”. Qualora i grillini dovessero avallare la tesi per palazzo Chigi, “si fa il nome di Dario Franceschini. Se invece i 5S, come più probabile, non accetteranno di perdere palazzo Chigi e dovessero proporre il nome di Luigi Di Maio, potrebbero spuntare nomi più istituzionali come Marta Cartabia o la stessa Luciana Lamorgese per guidare non un esecutivo di tutti, ma un governo con la stessa maggioranza”.
Qualora si dovesse arrivare a tale ipotesi che pare come ultima ratio necessaria per evitare di andare subito al voto, sarebbe necessario favorire l’ingresso se non dei leader di partito, almeno dei big di ogni partito. “Si fanno quindi avanti non solo Andrea Orlando, ma per il Pd anche Graziano Delrio, Andrea Marcucci e la riconferma degli uscenti Franceschini, Guerini, Gualtieri e Amendola. In uscita potrebbe essere il ministro per il Sud Provenzano e la De Micheli. Così come per il M5S, oltre alla riconferma degli attuali Di Maio, Bonafede, Spadafora, Azzolina, Fraccaro e Patuanelli, anche l’ingresso di Vito Crimi, Paola Taverna o Stefano Buffagni al posto, probabilmente, di Fabiana Dadone e Paola Pisano”.
Infine, per la dissidente Italia Viva, oltre alla riconferma delle uscenti Bellanova e Bonetti, anche l’arrivo di Rosato e Boschi. Invariata, in tutte e due le ipotesi, la riconferma del ministro della Salute Roberto Speranza. “A scaldare i muscoli sono in molti, specie nel M5S, ma lo sblocco della crisi di governo non si vede ancora all’orizzonte e le grandi manovre continueranno, dentro e fuori dei partiti”.
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