Conte oggi, 18 dicembre, si recherà alla Camera per chiedere la fiducia. Cercherà di rassicurare chi vuole costruire un gruppo centrista, cattolico, liberale per evitare che l’Italia finisca in mano ai sovranisti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. L’ultimo appello di Giuseppe Conte è ormai pronto. Come racconta Repubblica, “in vista del voto alla Camera, l’avvocato chiederà di credere nel governo, anche se ‘qualche errore è stato commesso.’ Il premier invocherà unità per blindare la scelta europeista e anti-sovranista. Non parlerà di un suo partito. Ancora è presto. Ma strizzerà l’occhio a chi ci spera, chiedendo di impegnarsi per strutturare questa area di cui il Paese ha bisogno”.
È già tutto più o meno concordato con gli alleati, ma a patto di ottenere i numeri in Parlamento. Ed è qui che la questione si complica. “Il governo avrà la fiducia, quasi nessuno ne dubita. Ma al Senato si oscilla tra una proiezione realistica che segna quota 151 e la speranza degli ottimisti: 158. C’è una parola chiave che forse Conte pronuncerà nel suo discorso per rilanciare il governo: proporzionale. Serve a indicare una prospettiva ai centristi. A garantirne la sopravvivenza”.
A dare un senso a questa coda di legislatura che sembra consumarli alla velocità della luce. Ma affiancherà a questa promessa quella, appunto, “di un patto che traghetti al voto nel 2023. Quello che molti incerti vogliono sentirsi dire. Sono calcoli che devono però fare i conti con la realtà. E la realtà non è così rassicurante. Con l’Udc si continua a trattare a oltranza. Lorenzo Cesa frena, pretende garanzie nel nuovo soggetto politico centrista e reclama per i suoi un posto nell’esecutivo, quindi il premier dovrebbe riservare un passaggio del suo discorso a loro”.
Poi, per convincere Riccardo Nencini a mollare Renzi e portare i socialisti con lui, Conte gli prometterà di farli entrare in maggioranza. Il progetto di Conte è chiaro: inglobare il centro, far fuori Renzi e riservargli la stessa sorte di Salvini. Conte riuscirebbe così in un colpo solo a liberarsi dei due ingombranti Matteo che hanno segnato la sua storia di premier.
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