La vera partito per Conte inizia adesso, nel secondo tempo di questa crisi. Il primo se lo è aggiudicato lui, ma il premier sa di aver sofferto molto e che occorre correre ai ripari prima del fischio finale, altrimenti sarà debacle. Ma la preoccupazione più grande filtra dal Quirinale. Dopo che il governo ha superato la prova della fiducia in Parlamento, l’umore della Presidenza della Repubblica è dominato da ansie e inquietudini. Motivate perché, se il quadro istituzionale si è stabilizzato, la conta di Palazzo Madama non ha tuttavia raggiunto i 161 voti necessari ad assicurare al premier una maggioranza assoluta. Si deve dunque accontentare di una maggioranza semplice, molto modesta, che basta a scansare la crisi e a mantenerlo in carica, ma – e questo è quel che preoccupa Mattarella – più infragilito di prima.
Come analizza Marzio Breda sul Corriere, “sarà questa debolezza strutturale dell’esecutivo che Sergio Mattarella farà probabilmente notare a Conte stamane, se chiederà un’udienza sul Colle ‘per riferire’. A norma di Costituzione il premier potrebbe addirittura non presentarsi. Spetta infatti alle Camere tenere a battesimo un governo e magari confermarlo in vita, com’è accaduto stavolta con la mozione di fiducia presentata da Palazzo Chigi: dinamica cui è estraneo il Quirinale, che in tale fase sta alla finestra. Mentre il presidente della Repubblica è chiamato a entrare in gioco solo quando viene meno il rapporto di fiducia tra Parlamento e governo e si rende indispensabile rimettere in funzione il sistema, nominando un nuovo esecutivo in grado di ottenere la fiducia dell’Aula”.
In ogni caso, siccome al capo dello Stato spetta il diritto di ‘esser consultato, di incoraggiare e di mettere in guardia’ (copyright di Walter Bagehot), Mattarella avrà un bel po’ di argomenti da proporre all’ospite. “Tutti ispirati all’incertezza sulla concreta operatività del governo (per esempio quando nelle commissioni potrebbe scatenarsi il sabotaggio dei renziani) e all’urgenza di alcune misure non procrastinabili. Come la chiusura del Recovery plan e della sua governance, per non parlare della campagna vaccinale inceppata, dei ristori da accreditare e della pressione sociale in crescita. Sullo sfondo, poi, c’è l’ipotesi di un rafforzamento della squadra”.
Conclude il Corriere: “Cioè il rimpasto, sia per rimpiazzare le due ministre di Italia Viva dimissionarie sia per onorare promesse fatte ai ‘volenterosi’. E qui Conte sa che il presidente vorrà dire la sua, visto che quello di nominare i ministri è un potere duale, condiviso tra lui e il Colle. Da ultimo, una nota d’archivio: Lega e Fratelli d’Italia contestano a Mattarella di non aver consentito al centrodestra, nel 2018, di trovare i voti in Aula. Basta rileggere i dispacci Ansa dell’8 aprile di quell’anno, in cui Salvini diceva: ‘Non andremo in Parlamento al buio cercando voti come ci si alza per cercar funghi nel bosco’”.
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