Un clima decisamente surreale, quello che si è respirato in queste ore nel consiglio regionale della Lombardia. A tenere banco, ancora una volta, le polemiche sui dati diffusi in merito alla situazione sanitaria, sbagliati. Prima era scattata nei confronti del presidente della Regione Attilio Fontana la cosiddetta “protesta delle calcolatrici”, con invito a prendere ripetizioni in matematica, poi è stata la volta dell’iniziativa del consigliere del Partito Democratico Pietro Bussolati, che ha ironicamente regalato un bel pallottoliere tutto colorato al governatore.
Una forma di dissenso divertente che conferma, però, quanto scoperto sia ancora il nervo all’interno di un partito, la Lega, dove si continuano a rimpallare le responsabilità per gli errori commessi nel calcolo dell’indice Rt, costati l’inserimento della Regione nella cosiddetta “zona rossa” con notevoli limitazioni per i cittadini. Prima il Carroccio aveva puntato il dito contro l’esecutivo, poi è iniziato lo scaribarile interno. Da più parti, in queste ore, si chiede trasparenza da parte della Regione riguardo la condivisione dei dati. I sindaci di centrosinistra hanno preteso che vengano resi noti quelli a partire dal 12 ottobre dello scorso anno. Secondo Gori, Sala, e i primi cittadini di Brescia, Mantova, Cremona, Lecco e Varese, il problema dei guariti che sono stati conteggiati ancora come positivi potrebbe non essere recente e dunque il caos potrebbe avere origini più antiche.
Secondo Gori: “Ci sia dato il modo di capire cosa sia successo dal 12 ottobre, settimana per settimana e se quindi l’errata classificazione della Lombardia riguardi solo la decisione del 15 gennaio e se la zona rossa sbagliata sia stata di una sola settimana o se anche prima di Natale sia accaduto che l’Rt sia stato calcolato in modo più elevato e la Lombardia abbia subito limitazioni che non avrebbe dovuto subire”.
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