La Lega inizia a smarcarsi da Giorgia Meloni e ora apre addirittura alla possibilità di un governo di unità nazionale. Non più “al voto subito”, come continua a gridare la leader di Fratelli d’Italia, ma toni più morbidi. E, nella giornata di ieri, 27 gennaio, è arrivata addirittura una confessione choc da parte di un big del Carroccio: “Siamo disponibili a un Governo di centrodestra con i nostri responsabili. Renzi? Se dice di essere un responsabile allora sediamoci a un tavolo con lui”. Una frase che ha subito fatto il giro di tutti i giornali. Lo ha detto il senatore leghista Gian Marco Centinaio, rispondendo ai cronisti fuori da Palazzo Madama in merito alla crisi politica in corso.
Però anche all’interno della Lega non tutti sono concordi con questa posizione. “Su temi specifici, la Lega non chiude, ma un governo di tutti è molto complicato”. Lo dice Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Senato, in una intervista al Corriere della Sera. “Non mi risulta” che la Lega apra a un Governo di unità nazionale. “Noi andiamo dal presidente Mattarella per dire no a un nuovo governo Conte – afferma – Quando non ci sarà più quel signore a Palazzo Chigi ragioneremo del resto”.
Il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, dice dunque No a Conte di nuovo a Palazzo Chigi ma non esclude soluzioni diverse da quelle del voto. Salvini in modo un po’ indecifrabile, in questo molto leghista di ieri e di oggi, di fatto spariglia e si rimette nel gioco. In uno schema, vista la piega che ha preso la crisi politica, un po’ di fatto alla giornata, sembra aprire a un War Cabinet, secondo alcuni perché suggerito da Giancarlo Giorgetti, secondo altri chissà, e al tempo stesso però tiene il punto della Lega di lotta e di governo.
Un equilibrio molto al limite dell’acrobazia in questa anomala e anche inedita crisi politica. In cui emergono due interpretazioni della mossa del “capitano”: una, che la Lega, primo partito italiano, secondo tutte le elezioni succedutesi alle ultime politiche del 2018 e ancora oggi secondo tutti i sondaggi, non intende restare in panchina con la richiesta di elezioni che rischia di restare inascoltata; due, che se si aprirà nella coalizione di centrodestra all’ipotesi di un governo di emergenza nazionale la Lega di Salvini non intende evidentemente lasciare a Forza Italia il ruolo principale di questa operazione, ma risultare il protagonista determinante che detta l’agenda con le sue condizioni, proprio per ribadire il concetto che è il primo partito.
Ti potrebbe interessare anche: Tremano i ministri big: con il Conte-ter sarà rivoluzione. Chi entra e chi esce