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Governo Draghi, Meloni per il no ma apre all’astensione “se lo facciamo tutti”

La scelta di Sergio Mattarella di conferire l’incarico di formare un nuovo governo a Mario Draghi, che ha accettato con riserva, sta creando non pochi grattacapi ai principali partiti italiani. A partire dalla coalizione di centrodestra, che vede in particolar modo Giorgia Meloni molto dubbiosa sull’opportunità di dare sostegno a un eventuale esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea. E che starebbe pensando, a sorpresa, all’astensione.

Stando a quanto riferito da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia vicino a Giorgia Meloni, infatti, la leader della formazione avrebbe ribadito in queste ore la sua intenzione di votare contro un eventuale governo Draghi. Una presa di posizione resa nota a tutti durante l’ultimo vertice di centrodestra. L’ex ministro, tuttavia, si sarebbe detta disposta al massimo a un voto di astensione in nome dell’unità della coalizione qualora quello fosse il punto di caduta ‘intermedio’ tra chi è tentato dall’appoggio e chi non lo è.Parole che arrivano mentre un autorevole esponente del Pd, Dario Franceschini, ha lanciato l’appello al Movimento Cinque Stelle affinché scelga di appoggiare lo stesso Draghi: ” Adesso la necessità diventa anche un’opportunità, la sfida è salvare il rapporto tra Pd e Cinque stelle dentro il nuovo quadro. Io oggi dico agli amici dei Cinque stelle: attenti, di fronte a problemi ancora più gravi a non rovesciare le parti; attenti, di fronte a un richiamo come quello di Mattarella e alla disponibilità di una personalità come Draghi a non produrre un esito paradossale. Ovvero la maggioranza che si spacca e la destra disponibile per senso di responsabilità”.“Capisco – ha aggiunto Franceschini – che è un percorso stretto perché ho visto da vicino le diverse anime del Movimento, ma penso che sia possibile dare una risposta positiva a Mattarella, senza far saltare la prospettiva di una alleanza tra di noi che avrebbe come conseguenza da un lato di bloccare l’evoluzione verso una cultura di governo dei Cinque Stelle e dall’altro di arrivare separati al voto con questa legge elettorale”.

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