Gennaro Malgieri, intellettuale di destra, spiega su formiche.net perché il tentativo di un governo Draghi è “autenticamente patriottico nel senso che se tutti, o la maggior parte dei soggetti politici, coopereranno nella riuscita dell’impresa, questa non potrà che essere qualificata come un atto di autentica generosità a salvaguardia del bene comune”. Dal quale la destra parlamentare non dovrà sottrarsi. Scrive Malgieri nella sua riflessione: “Ventisette anni fa la grande svolta. Nasceva la Destra di governo. Dopo il lungo inverno durato dal 1948, finiva la conventio ad excludendum e andava in macerie il cosiddetto ‘arco costituzionale’ con l’ingresso del Msi/An nel primo esecutivo dal quale erano esclusi cattocomunisti, laicisti e sinistre assortite”.
Spiega Malgieri: “Ventisette anni dopo assistiamo a una singolare regressione. La Destra parlamentare, di fronte all’assunzione di una responsabilità di governo che dovrebbe corrispondere alla sua natura e alla storia a cui appartiene, sdegnosa si ritrae dal partecipare a una grande opera di ricostruzione del Paese funestato dalla pandemia, dalla crisi economica e proteso a far fruttare al meglio le ingenti risorse europee, ostinandosi a chiedere le elezioni anticipate che contribuirebbero, per le modalità di svolgimento innanzitutto, ad accentuare la catastrofe. Non darà il proprio consenso al governo di salvezza nazionale, di ricostruzione repubblicana, di solidarietà sociale presieduto da Mario Draghi, il solo oggettivamente che ha qualità superiori per potere formare una compagine di alto livello allo scopo di provare a salvare il salvabile”.
Rilancia Malgieri: “Lo si dica senza tema di smentita: il tentativo è autenticamente patriottico nel senso che se tutti, o la maggior parte dei soggetti politici, coopereranno nella riuscita dell’impresa, questa non potrà che essere qualificata come un atto di autentica generosità a salvaguardia del bene comune. Chi dice di avere nel proprio Dna politico-culturale il patriottismo e si definisce, sia pur timidamente, espressione di un moderno conservatorismo, non può estraniarsi da un’operazione di difficile realizzazione il cui scopo è quello di far sentire unita la nazione nel momento di maggior bisogno”.
Conclude l’intellettuale: “E se, come sembra, la Destra parlamentare intende, in una prova davvero inaspettata e singolare di egoismo, negare il proprio contributo dialettico e politico all’impresa più difficile che una classe politica si appresta a compiere, pone le basi per il suo suicidio morale e culturale. Il patriottismo è il vincolo comunitario tra elementi reali che fanno parte della vita; non è escludente, ma inclusivo; non è la suprema forma dell’egoismo collettivo, ma la prova generosa di un consapevole aggregato umano conscio che la sua sovranità finisce laddove comincia la sovranità degli altri”.
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