Che fine ha fatto il programma di Matteo Renzi? Dove sono finiti i punti, imprescindibili, che il Rottamatore aveva sbattuto in faccia a Giuseppe Conte pretendendo di essere assecondato? Spariti, scomparsi nel giro di poche settimane, fagocitati da una crisi di governo evidentemente nata per altri motivi e ora giunta al suo epilogo con l’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Scenario decisamente più gradito al leader di Italia Viva rispetto a un eventuale Conte ter. Al punto da accantonare, di colpo, ogni richiesta.
La vera misura della crisi è tutta qui. Renzi, che tanto aveva tuonato contro il mancato rispetto degli impegni da parte di Conte invocando una svolta sulla tabella di marcia, si è placato non appena raggiunto l’obiettivo di allontanare l’Avvocato del Popolo dalla presidenza del Consiglio. Ora, qualsiasi cosa verrà è ben accetta. E pensare che soltanto poche settimane fa il leader di Italia Viva aveva dettato addirittura un’agenda ai colleghi giallorossi, un elenco che comprendeva il Mes, le scuole di specializzazione, l’ammortizzatore sociale unico, la revisione del titolo V della Costituzione, il superamento del bicameralismo. Che ne è stato, di tutte queste priorità?
Renzi ha salutato l’approdo a Palazzo Chigi di Mario Draghi con entusiasmo, definendo l’ex presidente della Bce come “la miglior assicurazione possibile per il futuro dei nostri figli”. L’uomo “giusto al quale affidare la gestione delle risorse in arrivo dal Recovery Fund, un’occasione che non possiamo permetterci di perdere”. A lui, però, il Rottamatore non ha chiesto nulla. Nemmeno quel Mes che sembrava punto imprescindibile nei programmi di Italia Viva.
Di colpo, l’Italia di Renzi è tornata un Paese perfetto, senza ritardi né “questioni politiche aperte”, espressione utilizzata per indicare a Movimento Cinque Stelle e Pd i motivi del suo strappo. Per la precisione erano addirittura 30, troppe per poter far finta di niente. E allora ben venga la crisi. Così da accorgersi che, di colpo, ogni problema se lo è portato via il vento.
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