Il Pd avrebbe posto una condizione molto seria a Mario Draghi: se entra la Lega, noi non ci stiamo. Da quanto filtra da fonti di primissimo piano del partito il Pd sarebbe pronto a votare la fiducia ma senza entrare nel governo Draghi qualora nella compagine entrassero ministri della Lega. La posizione del Nazzareno è dunque quella di votare per far nascere il governo, dopodiché liberi tutti. E anche nel M5S ora le acque sono molto agitate. Grillo è sceso a Roma per ricompattare i suoi e raggiungere un compromesso. Ok ad una maggioranza “Ursula” che arrivi fino a Forza Italia, ma che non vada oltre. Anche loro, quindi, bocciano l’entrata dell’ex alleato Salvini. Nell’ultimo giorno delle consultazioni, il leader della Lega ha infatti superato le incertezze e ha aperto a Mario Draghi: “Siamo a disposizione, non poniamo veti”, ha detto al termine del colloquio con il premier incaricato.
E anche il M5S ha dichiarato il proprio sostegno, dopo oltre un’ora di colloquio con l’ex numero uno della Bce e un pre-vertice durante il quale Beppe Grillo ha motivato i big con un monologo-show di 45 minuti. Terminate le consultazioni, la parola passa a Draghi che dovrà trovare la sintesi. Lunedì incontrerà le parti sociali, poi ci sarà un altro breve giro di colloqui fino a martedì sera, quando probabilmente salirà al Quirinale con la lista dei ministri. Ma il Pd, come si diceva, starebbe valutando l’appoggio esterno al governo: non indicare nessun ministro politico, votare la fiducia al nuovo esecutivo e appoggiare i singoli provvedimenti.
Ma questa strada è stata smentita dal partito con una nota ufficiale: “Infondate le notizie su orientamenti assunti su eventuale appoggio esterno al governo. La posizione del Pd è stata votata dalla direzione nazionale all’unanimità e illustrata ieri al Professor Draghi”. Come detto i Cinquestelle hanno dichiarato il loro appoggio al governo Draghi: “Noi ci saremo con lealtà”, ha detto il capo politico Vito Crimi nelle dichiarazioni post-incontro alle quali non ha partecipato Beppe Grillo, che pure ha guidato la delegazione 5S.
La richiesta dei cinquestelle è di partire dalla maggioranza precedente: “Abbiamo chiesto di non indebolire il reddito di cittadinanza per un nuovo esecutivo solidale, ambientalista ed europeista” ha detto Crimi. Che inoltre a riaccreditato ai cinquestelle il ruolo di “sentinelle” sul corretto utilizzo dei fondi del Recovery fund: “Con le nostre caratteristiche valoriali verificheremo che l’attuazione di quei fondi sia fatta con onestà, traparenza e nell’interesse dei cittadini”.
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