Il mondo dei vaccini è un Eldorado per produttori e azionisti: un affare da 38 miliardi solo nel 2021, che moltiplica il valore di Borsa delle aziende produttrici. E regala profitti miliardari ai loro azionisti. Si iniziano quindi a fare i conti miliardari di questo successo. Il Covid come una benedizione. Suona come una bestemmia, certo, ma solo per noi comuni mortali. A poco più di un anno dallo scoppio della pandemia, già 100 milioni di persone hanno ricevuto una dose dei farmaci anti-Covid, e continuano a piovere ordini da ogni parte del mondo. Ma non tutto si riduce al solo 2021, questo è certo. Anche nei prossimi anni si continuerà a guadagnare tra richiami, varianti, nuove formule. Risultato? Conti alla mano, come ricostruisce Ettore Livini su Repubblica, “la torta dei ricavi dei vaccini lieviterà entro il 2025 (e sono le previsioni più conservative) a un totale complessivo di 75 miliardi di dollari”.
Tutto questo ha già fatto piovere oro in Borsa: “Da Moderna a Curevac, da Johnson & Johnson fino a Novavax, il valore delle aziende arrivate per prime nella corsa al Sacro Graal anti-Covid è lievitato di 100 miliardi. Il segreto della rapidità con cui si è mossa la ricerca scientifica contro la pandemia e del ritorno economico delle cure è semplice: l’enorme massa di denaro pubblico messo sul piatto, specie da Stati Uniti ed Europa, per accelerarne lo sviluppo e garantirne la produzione, assicurando così a Big Pharma un ampio paracadute. L’americana Biomedical advanced research and develpoment agency ha stanziato circa 15 miliardi (comprese le prenotazioni di centinaia di milioni di fiale). L’Europa ha sborsato 2,7 miliardi – al netto degli acquisti centralizzati – per sostenere ricerca e sperimentazione clinica dei prodotti più promettenti e per potenziare gli impianti necessari a portarli sul mercato”.
E poi ha prenotato al buio 2,3 miliardi di dosi prima ancora che si fosse certi dell’efficacia dei farmaci. Continua Livini: “Tanti hanno provato ad aggiudicarsi una fetta di questa torta. Non tutti ci sono riusciti. E il primo tempo di questa partita sanitaria anti-Covid si chiude con qualche vincitore e un po’ di vinti e con una riscrittura della mappa e dei rapporti di forza nella farmaceutica. La certezza è una. Chi è arrivato per primo al traguardo del vaccino con la formula giusta ha fatto e farà grandi affari. Il farmaco di Pfizer-Biontech, appena nato, sarà già quest’anno il secondo più venduto al mondo dopo Humira, un anti-reumatoide della Abbott, con 15 miliardi di fatturato. Un successo puntellato da un investimento pubblico tedesco da 375 milioni nella fase iniziale di ricerca in Biontech ma sviluppato da allora in poi senza altri aiuti di Stato e con la decisione di vendere il vaccino a prezzo di mercato (19 dollari a dose negli Usa)”.
Moderna invece? “Un anno fa era un’azienda con 200 dipendenti e 60 milioni di ricavi, avrà quest’anno ricavi per 10 miliardi. E malgrado i suoi test clinici siano stati finanziati quasi in toto dalla Barda, ha deciso anche lei di mettere sul mercato il suo prodotto senza sconti (costa più di quello di Pfizer). Astrazeneca e Johnson & Johnson metteranno invece a disposizione nel 2020 i loro prodotti a prezzo di costo – cioè senza fini di lucro, quello inglese costa alla Ue 2,15 euro a dose – per poi liberalizzare il listino dal 2021”. La capitalizzazione di Moderna è lievitata in un anno di 60 miliardi, quella di Biontech è raddoppiata a 117.
Russia e Cina sono ovviamente protagoniste in prima fila in questa partita, ma per i vaccini prodotti da loro “il vero valore non si misura in dollari ma in termini geopolitici. Pechino e Mosca, con generosità interessata, hanno messo a disposizione i loro vaccini a una parte del Terzo mondo per occupare gli spazi sguarniti. La Cina ha donato o venduto a prezzi di saldo le sue fiale a Pakistan, Cambogia, Malesia e Indonesia, ha aperto una fabbrica in Egitto e costruito la catena del freddo per le immunizzazioni con l’Etiopia. Brasile e Turchia, altri grandi clienti del prodotto cinese. Un aereo carico di vaccini cinesi è atterrato a Belgrado nel mezzo di quei Balcani che su questo fronte si sentono abbandonati dall’Europa”.
Una partita simile sta giocando Vladimir Putin. “Lo Sputnik è diventato un’arma potentissima in mano a Mosca. L’India è uno dei suoi maggior acquirenti assieme a Nepal, Messico, Serbia, Albania e persino all’Ungheria. I soldi, in questi casi, sono quasi un optional, Borsa e bilanci contano poco. Ma la grande guerra del vaccino si combatte anche così”.
Ti potrebbe interessare anche: Tecnici, numeri 2 dei partiti e no ai leader: ecco i ministri di Mario Draghi