Ed ecco che ci torna a parlare di “articolo 92 della Costituzione”. È quello che sta utilizzando Mario Draghi per formare il suo nuovo governo. Lui contatta i tecnici di persona, sui politici invece c’è la mediazione del Colle. Ma adesso si apre anche un piccolo giallo sul luogo in cui Draghi sta svolgendo i suoi colloqui. Come racconta Claudio Tito su Repubblica, “è la foresteria del Comando Generale dell’Arma. Il presidente del consiglio incaricato trascorre lì una parte del pomeriggio. Già la scorsa settimana gli avevano offerto la possibilità di svolgere in quella sede la fase di lavoro che richiede la massima riservatezza. E proprio lì aveva tenuto i suoi primi colloqui. Ieri, in effetti, sempre in quell’edificio ha ascoltato e parlato con i potenziali ministri”.
Ossia i potenziali “tecnici”. L’altra lista, quella dei politici, invece, in questa prima fase “è gestita dal Quirinale. In una sorta di divisione istituzionale dei compiti. Il sistema Draghi, infatti, è questo. Procedere per gradi. Prima sondare la disponibilità di chi è al momento un ‘esterno’ per poi passare alla squadra composta da chi è già un ‘interno’. Tutto nella segretezza più assoluta. Anche negli ultimi giorni, infatti, ha ripetuto a tutti i suoi interlocutori una frase che già aveva pronunciato durante gli incontri con i partiti e i gruppi parlamentari: le scelte sui ministri toccano a me di concerto con il presidente della Repubblica”.
L’articolo 92 della Costituzione disciplina dunque la procedura per le nomine alla guida dei dicasteri e stabilisce che siano solo il presidente del consiglio e il capo dello Stato a intervenire. “Il primo proponendo i nomi, il secondo nominandoli. La compagine dell’esecutivo è nelle sue mani e in quelle di Mattarella. Le maglie non si allargano. E la politica, in questa inaspettata indefinizione, si adegua. Si prepara ad accettare quel che l’ex Governatore le mette a disposizione. I partiti non sanno nemmeno, almeno fino a ieri sera, se potranno contare su una, due o tre caselle. Hanno ricevuto una sola indicazione, in questo caso dal Quirinale: nel primo governo Draghi non ci saranno i leader”.
Da tradursi con niente Salvini, niente Zingaretti, niente Renzi e via dicendo. Il capo dello Stato ha mantenuto i contatti con i partiti, li ha sondati e ne ha filtrato le richieste. Il premier incaricato si è invece dedicato ai “tecnici”. Poi Draghi ha fatto anche un salto negli uffici della Banca d’Italia. “Lì, in qualità di Governatore emerito, ha un ufficio al piano IN (Primo Nobile)”. Lì c’è anche il Direttore generale, Daniele Franco. Su quest’ultimo si concentrano le attenzioni per il Ministero dell’Economia. Draghi, infatti, ha un punto fermo: nei dicasteri più impegnati nella ripresa economica vuole uomini di sua fiducia”
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