Con la polemica già esplosa sul fronte sci, dopo la decisione del governo Draghi di rinviare ulteriormente l’apertura degli impianti al 5 di marzo, l’agitazione è andata facendosi via via sempre più forte, col passare delle ore, dalle parti della Lega. Matteo Salvini ha subito tuonato contro la decisione, puntando però il dito soltanto contro il ministro della Salute Roberto Speranza e risparmiando, invece, il premier, al riparo da qualsiasi bordata. La sensazione di difficoltà nel Carroccio è però evidente.
Al momento della nascita del governo Draghi, la Lega ha strappato il ministero per il Turismo, finito nelle mani dell’ex viceministro all’Economia Massimo Garavaglia. Ministero con portafoglio. In un settore che prima della crisi del Covid valeva oltre il 13% del Pil italiano ed era uno dei più vitali, salvo poi essere travolto dalle misure adottate per contenere i contagi Coronavirus. Il rischio è accorgersi di essere finiti al centro di un problema di difficile soluzione.
Un concetto spiegato bene alle pagine del Foglio dal responsabile del Turismo leghista Gian Marco Centinaio: “Aver preso il ministero del turismo potrebbe diventare un boomerang, per noi. Proprio perché conosco la materia dico che sarà dura. E se falliamo, il settore passerà dall’entusiasmo alla frustrazione”.
“Il turismo è delega esclusiva delle regioni. E poi gli italiani nel 1993 hanno votato per abolire quel dicastero. Ora noi rischiamo l’effetto boomerang con tutto il settore” è il commento di Centianio. Preoccupato soprattutto dal caos nato intorno al mondo dello sci. La Lega ha cercato, per ora, di limitare i danni rimbalzando le responsabilità a Speranza. Ma è ovvio che anche il Carroccio rischia, di questo passo, di finire nel mirino. Per una gestione che si fa difficile e che non potrà vedere il partito sempre all’attacco degli alleati di governo. Le premesse, insomma, non sono delle migliori.
L’ok di Draghi allo stop per lo sci. Ma tutti se la prendono (solo) con Speranza