“Tu mi chiedi se secondo me Renzi e Bersani dovrebbero rientrare? – disse il governatore dell’Emilia Romagna al direttore di TPI durante la festa dell’Unità di Modena, a settembre 2020 – Ma rientrino pure! Perché noi dobbiamo riportare quelli che sono usciti e che non ci votano più! Perché il Pd non può rimanere al 20%! Se il Pd nei prossimi anni rimane al 20%, quando si voterà per le politiche noi non vinciamo le elezioni”. Sosteneva Bonaccini. (continua dopo la foto)
Poi aveva anche aggiunto: “Io segretario del Pd? Non ora”. Era settembre 2020. Ieri, 4 marzo 2021, Zingaretti si è dimesso da segretario, stanco e frustrato dai continui attacchi interni e dalla guerra tra correnti che ha ripreso a mietere vittime e a spaccare il partito. Gli indiziati numeri uno sono sempre i renziani, quelli rimasti nel Pd come “talpe” del leader di Italia Viva. E in molti vedono la possibilità di Bonaccini segretario come primo step per il rientro proprio di Renzi nel Pd. (continua dopo la foto)
Per questo le dichiarazioni di Bonaccini di non molto tempo fa ora risuonano in questo modo. Sull’addio di Zingaretti hanno infatti pesato gli attacchi continui sui giornali, l’isolamento, il fatto che nel tempo del Covid la politica rischi di diventare solo congiura di palazzo. Una invettiva di queste proporzioni non può che creare un pandemonio. Da mesi Zingaretti aveva dato segnali di insofferenza, rinunciando anche ad avere suoi uomini nel governo, combattendo la “correntite” dei vertici. (continua dopo la foto)
Poi si è arrivati, nelle ultime ore, al casus belli: con i Lotti e i Guerini c’è stato il duello sulla vicesegretaria. Contestavano la linea del segretario e la strategia di un accordo giallorosso. Adesso salta tutto, con un leader che dice se ne va sbattendo la porta, e nel Pd è tutti contro tutti.
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