Il Salvini di governo è solo un lontano parente di quello che stava all’opposizione. Se non fosse per il cognome, si penserebbe a due persone completamente diverse. Fuori gridava alle riaperture, criticava i vaccini e alimentava complotti. Dentro il palazzo è il primo a parlare di lockdown “se necessario” e adesso, addirittura, attacca la Lombardia, Regione guidata dalla Lega, per la gestione dell’emergenza e del piano vaccini. “Problemi nella campagna vaccinale della Lombardia? Se qualcuno ha sbagliato paga, e quindi anche della macchina tecnica di Regione Lombardia evidentemente c’è qualcuno che non è all’altezza del compito richiesto”. (continua dopo la foto)
Ad affermarlo il segretario della Lega, Matteo Salvini, commentando le difficoltà della regione nella gestione del piano vaccini anti-Covid a margine di una visita alla sede di Telefono donna dell’ospedale Niguarda di Milano. Secondo il leader leghista “bisogna correre”: “Ieri ho sentito Fontana, la Moratti e Bertolaso. Oggi stesso tornerò in Regione”. Un dissenso, dunque, manifestato apertamente e che manda un chiaro segnale al Pirellone. Il Salvini di governo è tutt’altra cosa. (continua dopo la foto)
Salvini si dice infine d’accordo con Bertolaso “quando dice prima dose a tutti perché il commissario chiedeva di tener da parte il 30% delle dosi per il richiamo. Ma se non arrivano i vaccini necessari, prima si corre soprattutto in alcune province, penso a Brescia, e meglio è. Si faccia tutto il possibile adesso”. (continua dopo la foto)
Sul lockdown spiega: “Se è per una megaoperazione di messa in salute e in sicurezza perché no? Ma chiudere adesso senza i vaccini temo che non serva a niente e a nessuno. Ogni chiusura, seppure richiesta dalla comunità scientifica, è una sconfitta – ha aggiunto il segretario della Lega – Vale per le scuole, le attività commerciali, i teatri”. Qualcuno, intanto, prova a fargli notare che solo fino a 20 giorni fa diceva il contrario di tutto quello che dice ora.
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