Si parla frequentemente di calo del tasso della natalità in Italia, che in materia vede il Bel paese tra i quadri più negativi in Europa. Ma quanti aiuti concreti dà lo Stato alle donne che vanno in maternità e devono preservare il loro posto di lavoro? Il caso di Lara Lugli è solo l’ennesimo delle tante discriminazioni nel mondo del lavoro in rosa nel quale è sempre più frequente constatare che, per una donna avere un bambino diventa un “lusso” che non si sempre si possono permettere. “Restare incinta è considerata una mancanza di professionalità. Come aver assunto cocaina e risultare poi positiva all’antidoping”. A parlare in un intervista con Repubblica è Lara Lugli, pallavolista classe 1980 che marzo 2019 ha comunicato al suo club, il Volley Pordenone, l’impossibilità di proseguire la stagione perché rimasta incinta.
Una maternità che per la società sportiva sembra quasi essere equiparata a un tradimento. La vicenda di Lara è purtroppo comune a tante altre donne che desiderano avere un figlio, e porta alla luce le storture di un mondo del lavoro (in questo caso quello dello sport dilettantistico al femminile), in cui “restare incinta è considerata una mancanza di professionalità. Come aver assunto cocaina e risultare poi positiva all’antidoping”. A distanza di un mese però, Lara ha perso il bambino. E qualche tempo dopo ha chiesto il pagamento dell’ultima mensilità precedente alla scoperta della gravidanza, quella di febbraio. Alla Lugli però è giunta una citazione per danni.
L’accusa è di non aver onorato il suo contratto, di non avere palesato l’intenzione di avere figli e di non aver completato il campionato. “In questi casi, interrompono il contratto. È proprio scritto così, è la prassi, per noi di Serie B1 ma anche per le categorie superiori – ha spigato Lara -. Siamo dilettanti e non abbiamo tutele, nessuno strumento giuridico in mano. Se ti infortuni, e dipende anche dalla gravità dell’infortunio, il contratto viene onorato. Se annunci di aspettare un bambino, un minuto dopo c’è la rescissione”.
L’accusa ufficiale da parte della società è quella “di aver venduto la sua età per avere un contratto più alto e di aver mentito sulla sua intenzione di avere figli. E di aver perso, a causa della sua assenza, posizioni in classifica e di conseguenza sponsor per l’anno successivo”, ha scritto Repubblica. In merito alla sua maternità, la pallavolista ha affermato: “La gravidanza non è stata cercata, ma anche se lo fosse stata, ciò non avrebbe fatto alcuna differenza”.
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