Paolo Mignani, storico titolare della Metal-Car di Casoni di Gariga, è morto a soli 62 anni nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale di Piacenza. Era il 4 aprile 2020 e, due giorni dopo, al vertice dell’azienda è entrato il figlio Diego che aveva soltanto 24 anni. Nella stessa settimana insieme al papà, il ragazzo ha perso anche i suoi due nonni a causa del maledetto virus. Tre lutti in pochi giorni sembrano umanamente impossibili da sopportare per chiunque, ma Diego non ha avuto neanche il tempo di elaborarli perché davanti a se c’era un’attività di famiglia che reclamava il suo nuovo titolare. “Non ho avuto tempo di elaborare il lutto, c’era un’azienda da mandare avanti. A lavoro mi nascondevo in bagno a piangere, non potevo farlo davanti ai miei collaboratori – ha affermato il neo-imprenditore a Repubblica, ripensando a quel burrascoso periodo -. In quei mesi mi sembrava che la vita fosse finita. E invece sono andato avanti, e ora mi sento molto carico e determinato”.
Ad appena 24 anni, Diego Mignani guida un’azienda da 3,5 milioni di fatturato e una ventina di dipendenti. Ormai è passato quasi un anno dall’inizio della sua avventura imprenditoriale, e se il ragazzo non si fosse dimostrato così tenace e determinato, la Metal-Car, società che da ventotto anni si occupa di progettazione e costruzione di cabine e cofanature motore per mezzi speciali, avrebbe quasi sicuramente chiuso i battenti.
“Ho seguito l’istinto, sentivo di doverlo fare. All’inizio i collaboratori mi consideravano come se avessero di fronte mio papà ma io dovevo ancora imparare tutto. E’ stata una terapia d’urto. Ogni sera uscivo dal lavoro alle 22 e alcuni responsabili si fermavano con me; trascorrevo ogni weekend in azienda, non mi sono mai fermato. A pensarci bene non so neanche come ho fatto”.
E dire che, fino a una dozzina di mesi fa, Diego era uno studente di Scienze Motorie e Fisioterapia. Ma c’era un’azienda da far ripartire, e il giovane non ha potuto resistere al suo richiamo di auto: “Insieme al commercialista e ai collaboratori più stretti di mio padre ho iniziato a prendere in mano la situazione. Ho dovuto imparare tutto di colpo, non c’era tempo. Per i primi sette mesi sono rimasto in ditta fino alle 22 di sera per recuperare”.
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