Matteo Renzi difende i suoi rapporti con l’Arabia Saudita, che lo hanno fatto finire più volte nell’occhio del ciclone in questi mesi. Sostenendo che nel suo legame con la famiglia reale non ci sarebbe “alcun conflitto d’interesse. L’unico interesse in conflitto è di qualcuno che vorrebbe io smettessi di parlare dell’Italia… L’attività parlamentare è compatibile con quella di uno che va a fare iniziative all’estero, su questi temi è tutto perfettamente in regola e legittimo”.
L’ex premier ha anche difeso il principe Mohammad Bin Salman, nonostante le accuse degli Stati Uniti che identificano proprio nel’esponente della famiglia reale il mandante dell’omicidio del giornalista Kashoggi: “È un mio amico, lo conosco da anni. E non c’è nessuna certezza che sia il mandante dell’omicidio Kashoggi. Sul quale peraltro da parte mia c’è una condanna piena evidente. Se voi avete certezze sul mandante non è così per l’amministrazione Biden. E io mi fido più di quest’ultima”.
Renzi ha anche diffeso le sue affermanzioni sul Rinascimento arabo: “Quella frase la ridirei. Sono molto convinto che la questione sul nuovo rinascimento arabo sia un tema molto interessante”. Parole, quelle del leader di Italia Viva, che hanno scatenato altre polemiche. Il vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano, a proposito dell’omicidio di Kashoggi (ucciso nel 2018 nel consolato saudita di Istanbul), ha risposto: “No, Matteo Renzi. Lo dicono Biden e il Dipartimento di Stato Americano. Ma d’altronde uno gli amici se li sceglie”.
All’attacco di Renzi si è lanciato anche il Movimento 5 Stelle: “Ha causato una crisi di governo in piena crisi pandemica e adesso va in giro per il mondo stringendo relazioni che intrecciano il suo ruolo da senatore a interessi privati: dall’Arabia Saudita all’Africa, troviamo sconcertante che Matteo Renzi continui imperterrito i suoi viaggi di affari. Per questo invochiamo che il Parlamento approvi quanto prima una seria e severa legge in materia di conflitto d’interessi. Non sono più tollerabili atteggiamenti simili da parte della classe istituzionale del Paese”.
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