“La regola dei due mandati deve restare un nostro pilastro”. Nel bel mezzo della riunione su Zoom in cui si era parlato di reddito di cittadinanza, transizione ecologica e degli obiettivi da fissare per il 2050, Beppe Grillo ha sganciato una vera e propria bomba, entrando a gamba tesa su uno dei temi più sentiti dagli esponenti di punta del Movimento Cinque Stelle. Con conseguente, ovvio panico tra tutti quei parlamentari che sono già al secondo giro e che quindi, dovesse essere confermata la tanto discussa regola, non potrebbero più permettersi di fare un passo avanti alle prossime elezioni.
Una scelta tutt’altro che scontata, quella di Grillo. Perché il rischio è quello di creare ulteriori fratture, forse anche più di quelle evidenziate dall’appoggio al governo Draghi. Quel Draghi che il comico genovese ha voluto lodare pubblicamente, definendolo “un uomo di parola” e non “un banchiere senz’anima”, ribadendo così la bontà della scelta di sostenere la sua avventura a Paalzzo Chigi.
Il partito è stato così consegnato, ormai, nelle mani di Giuseppe Conte, che ha raccolto intorno a sé praticametne tutti, da Luigi Di Maio al reggente Vito Crimi. Ma il nuovo corso non segnerà una cesura totale col passato, con il vincolo dei due mandati che continuerà a capeggiare, un totem al quale nessuno si potrà sottrarre. E che rischia di stroncare anzitempo la carriera politica di tanti esponenti pentastellati di punta, per nulla rassicurati da quel “non abbandoneremo quelli che finiranno il secondo mandato” pronunciato sempre da Grillo durante il suo intervento virtuale. Gli animi restano tesissimi.
Prima di chiudere, il fondatore del M5S ha toccato altri punti come la saldatura dell’alleanza con il centrosinistra, lo stop alle partecipazioni nei talk show, il sostegno pieno alla ricandidatura di Virginia Raggi. Le attenzioni degli esponenti pentastellati, però, erano tutte già rivolte altrove.
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